Politica

La Boldrini "perdona" i violenti di Sel

Il Pdl contesta la presidente della Camera: non condanna i fatti di Brescia, non è super partes

Il presidente della Camera, Laura Boldrini
Il presidente della Camera, Laura Boldrini

Roma - Sì, va bene, il femminicidio. D'accordo pure con la condanna delle violenze sulle donne, «ma dei fatti di Brescia non ne vogliamo proprio parlare?». Renato Brunetta è infuriato. Ce l'ha con Laura Boldrini, che «non censura i teppisti che stavano sotto le bandiere del suo partito». L'accusa di «usare due pesi e due misure per esprimere solidarietà». La chiama «deputata». Le dice che non è imparziale, che addirittura, come equidistanza, era meglio Fausto Bertinotti. E il presidente della Camera si difende cosi: «Sono fuori dell'agone politico, non posso censurare nessuno se voglio essere neutrale».

L'aria a Montecitorio è già tesa quando Simone Baldelli comincia a parlare del «clima di odio» di questi giorni» e a dare voce «all'insoddisfazione» Pdl verso la Boldrini. «Avremmo avuto piacere di ascoltare parole di solidarietà, immediate e incondizionate come lo sono state da parte nostra nei suoi confronti per i fischi con cui lei è stata ingiustamente contestata a Civitanova e dopo gli insulti che ha ricevuto via internet».

Ma è la replica ironica di Laura Boldrini a fare da detonatore. «Pensavo che il suo fosse un intervento per richiamo al regolamento. Evidentemente avevo capito male». Il dibattito si increspa, si passa dai fatti di Brescia, alla Kyenge fino alle aggressioni del picconatore a Milano. Poi tocca a Brunetta, che già dall'incipit fa capire che il suo non sarà un intervento molto conciliante: «Visto che mi ha definito onorevole e che sono invece presidente del gruppo parlamentare, io non la chiamerò presidente, ma deputata Boldrini».

La voce si alza. «Io c'ero a Brescia e ho visto le bandiere e gli insulti del suo partito e i teppisti che stavano sotto le bandiere del Sel - dice il capogruppo Pdl rivolgendosi direttamente a Boldrini - e le chiedo se lei usa due pesi e due misure per esprimere la vicinanza». Brusii, proteste. «Io c'ero - insiste Brunetta gridando - e ho visto che insultavano e impedivano lo svolgimento di una manifestazione democraticamente convocata». Berlusconi era sul palco, «ed esprimeva le idee di un leader di un partito, non ha lanciato nessun insulto alla magistratura». E nei giorni successivi, conclude Brunetta, «non ho sentito da parte sua, Boldrini, alcuna presa di distanza dal suo partito». Sì, meglio Bertinotti della «deputata Boldrini», lui almeno «si caratterizzava per la sua equanimità».

Il presidente della Camera rinvia il dibattito ma replica subito a Brunetta, parlando di sé in terza persona. «Come è noto, l'ordinamento parlamentare assegna al presidente della Camera il buon andamento dei lavori e di fare rispettare il regolamento». In questo «è terzo e imparziale rispetto alla competizione politica e, per quanto la riguarda, tale intende rimanere la presidente».

Quanto al merito, prosegue mentre i banchi del centrodestra rumoreggiano, «nei confronti delle deputate insultate a Brescia in quanto donne, ricorda che si è già pronunciata chiaramente al riguardo e rassicura tutti essere attenta e sensibile sulla questione». Il sessismo, spiega, «è la sua bandiera culturale». Ma tutto ciò, sostiene la Boldrini, non significa «che la presidente della Camera non deve entrare «nell'agone a tutto danno del ruolo di garanzia», Senza contare che «le continue dichiarazioni creano nuovi terreni di scontro». Controreplica di Brunetta: «Non chiediamo la difesa dei partiti ma della libertà di manifestare opinioni e di condannare la violenza.

E la sua è una risposta inquietante, afasica».

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