Bollino di qualità non solo per le carni o per il latte, ma anche per i professionisti che non sono iscritti ad alcun ordine. Lo prevede una legge numero 4 del 2013, da domani in vigore. È stata sfornata in onore della trasparenza e a tutela del consumatore.
Per il momento, però, sembra più una spesa aggiuntiva per gli onesti (circa 150-200 euro all'anno) e un modo per camuffare i disonesti. Che potrebbero ottenere il bollino di qualità mostrando competenze fasulle, continuando poi a lavorare male come hanno sempre fatto. Questa è la sintesi dell'ennesimo atto di burocratizzazione sfilata dal cilindro del legislatore. E gli scettici sono tanti.
Roberto Tomesani, fondatore dell'associazione fotografi professionisti snobberà il bollino: «Questa certificazione ha due facce. Per alcuni professionisti è rassicurante e utile, per altri è superflua e inutile. Da noi si eccelle solo perché si è creativi e diversi. Personalmente non chiederò il bollino perché il mercato mi rassicura già sulla mia posizione». Meno tranquilli sono i medici che già si preoccupano per una futura associazione dei naturopati che potrebbero elevarsi, agli occhi della gente a medici addirittura più esperti. Cosa pericolosissima. «Il naturopata è tutto tranne che un medico, non è abilitato a diagnosticare e curare - premette Amedeo Bianco, presidente della Fnomceo - e questa certificazione, questo bollino, sarà utile ad un artigiano, ma potrebbe creare confusione tra i pazienti. Quindi - raccomanda Bianco - bisogna fare attenzione: chi ha un problema di salute consulti un medico che ha una laurea ed un esame di Stato nel cassetto e non un bollino di qualità».
Le polemiche sono solo all'inizio. Per fortuna il bollino non deve esibirlo solo chi ha a che fare con la salute della gente. Nell'elenco degli interessati compaiono oltre a fotografi e a naturopati, anche tributaristi, consulenti finanziari e assicurativi, patrocinatori stragiudiziali, chinesiologi, fotografi, comunicatori, amministratori di condominio. Ma anche cuochi, investigatori, optometristi, massaggiatori, guide turistiche, manipolatori shiatzu, pubblicitari, grafici. A spanne, sono oltre due milioni i professionisti interessati dalla norma per una gamma di circa 150 professioni, il cosiddetto popolo delle «partite Iva», che pesa il 4% sul Pil nazionale e il 14% sull'occupazione. Tutta gente che fino ad ora ha lavorato in proprio e la competenza se l'è costruita, mattone su mattone, con il passa- parola e la serietà. Ma ora servirà di più. Chi non vorrà essere additato come il professionista di serie B dovrà aderire all'associazione di categoria che è comunque una scelta facoltativa. Se lo fa, però, andrà incontro a una lunga serie di obblighi formali. Dovrà usare la carta intestata, avrà obblighi e verifiche in più, a partire dall'aggiornamento, si doterà di auto-regole a garanzia della prestazione, avrà una polizza assicurativa per la responsabilità civile rilasciata dall'associazione che aprirà a sua volta uno sportello-reclami cui i consumatori potranno rivolgersi in caso di contenzioso. Insomma, l'obiettivo è migliorare i servizi ai consumatori e contrastare le irregolarità (comprese quelle fiscali).
«Fino ad ora - commenta Giorgio Berloffa, presidente di Cna professioni - il cliente non aveva modo di conoscere le credenziali del professionista; un po' alla volta saranno allora le regole del mercato a spingere i professionisti verso la certificazione o verso l'iscrizione a un'associazione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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