
Fin dai primi momenti, la sinistra civile ha esaltato le gesta di Luigi Mangione, l'ingegnere che ha freddato il ceo del colosso delle assicurazioni sanitarie UnitedHealthcare, Brian Thomson. Ma quanto accaduto a Bologna nelle ultime ore ha fatto storcere il naso a molti, perché in cittò sono arrivati i manifesti di Cheap, un noto collettivo di artisti locali, che ha prodotto una serie di affissioni intitolata "Trust Utopia" che tra i suoi poster vede proprio quello su Luigi Mangione ritratto con le sembianze di un santo, che ha fatto indignare il centrodestra.
"A Bologna, quando si pensa che la sinistra abbia toccato il fondo, ci si accorge della loro capacità di scavare. Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni da parte di cittadini indignati per l’affissione", ha dichiarato il senatore di Fratelli d'Italia, Marco Lisei. "Il manifesto raffigura Mangione in abiti da frate, accompagnato dalla didascalia 'protettore dei malati abbandonati'. Il manifesto è stato inserito in una delle installazioni di Cheap, associazione di estrema sinistra finanziata dal Sindaco Lepore. Questo conferma la totale contiguità della sinistra con chi fomenta odio e violenza, con centri sociali e collettivi, conferma la loro complicità chi minaccia ed alimenta un clima di tensione ed odio", si legge ancora nella nota. "Lo stesso Lepore in un post ringrazia e fa i complimenti all'associazione che raffigura un assassino come un Santo. Chiediamo che Lepore faccia rimuovere immediatamente il manifesto e che revochi i finanziamenti all'associazione", conclude il senatore.
Anche dalla Lega piovono proteste, ed è il capogruppo al Comune di Bologna, Matteo Di Benedetto, ad alzare la voce, sottolineando che "a scelta di rappresentare un assassino in vesti da Santo in uno spazio per affissioni comunali è disgustosa". La sinistra, ha attaccato Di Benedetto, "dimostra ancora una volta di accettare la violenza o considerarla santificante quando fatta per una causa che qualcuno dei benpensanti ritiene legittima". Al centrodestra ha replicato l'assessore alla Cultura Davide Dal Pozzo, che ha anche rivelato l'entità del finanziamento di 10mila euro all'anno, secondo il quale "una determinata espressione artistica può piacere o non piacere, può essere provocatoria o ironica, come credo sia nel caso richiamato, e può anche far discutere, ma non è questo il punto".
Secondo Dal Pozzo, "non sta alla destra decidere cosa può essere esposto e cosa no; così come non sta al Comune, che non ha alcun controllo preventivo su progetti di questa natura, perché siamo in democrazia, che vuol dire che l’arte è libera".