Borse di studio a chi vale Il reddito non decide più

Non dovute nove esenzioni su dieci. Con i soldi risparmiati, l'università milanese Bicocca premia i migliori studenti. E il criterio ora è voti alti ed esami in regola

Borse di studio a chi vale Il reddito non decide più

Se sei bravo è giusto premiarti. Senza guardare se sei ricco o no. Con questa logica, l'università Bicocca di Milano ha presentato i «crediti di merito». Un incentivo nuovo perché si basa solo sui risultati ottenuti e non sul reddito dichiarato: conteranno solo i voti e il rispetto del calendario degli esami. Forse un'iniziativa isolata, forse l'inizio di un nuovo sistema.

Questo intanto è un passo per «incoraggiare i giovani a entrare nei tempi giusti e al meglio nel mondo del lavoro», ha spiegato Cristina Messa, rettore dell'ateneo. Una novità che, nelle intenzioni dell'amministrazione universitaria, dovrebbe servire anche ad attirare più studenti e a combattere la tendenza all'abbandono dei corsi di studio: «Vorrei – ha commentato Loredana Garlati, responsabile dell'orientamento per l'università - che arrivasse il messaggio che scommettere sulla laurea è una scommessa vincente».

E per convincere i giovani ecco i nuovi crediti: se ne possono accumulare al massimo quattro per un valore di 125 euro ciascuno, e sono destinati a alleggerire le spese degli studenti dei primi due anni e di quelli dell'ultimo. E i modi per spenderli, i tempi sono due anni, sono molti: dall'abbonamento ai mezzi pubblici, allo sconto sulla tassa d'iscrizione all'anno seguente o a un altro corso, dall'acquisto di libri, alle spese per il programma Erasmus. Tante vie per utilizzarli sono state pensate anche grazie al contributo della componente studentesca che ha anche suggerito si comprendere un bonus ulteriore per chi ha un reddito basso e, pur meritandolo, non ha ricevuto una borsa di studio Cidis o d'Ateneo per il taglio dei fondi regionali.

Ma i soldi, mezzo milione di euro, sono arrivati da un capitolo di spesa già salito agli onori delle cronache. Si tratta delle dichiarazioni dei redditi presentate agli atenei per ottenere sconti sulle tasse universitarie. Come già successo a Roma poco tempo fa, si è scoperto che centinaia, a volte migliaia, di studenti hanno dichiarato meno del dovuto.

Chiedendo il giusto contributo a tutti, è comparso il mezzo milione. Così come a novembre nella capitale la Guardia di Finanza ha scoperto che il 60% degli studenti delle tre università cittadine si fingeva bisognoso, fu clamoroso il caso della ragazza che dichiarava 19mila euro con il padre che girava in Ferrari e possedeva appartamenti di lusso, allo stesso modo oggi a Milano si scopre che, da quando sono iniziati i controlli tre anni fa, gli studenti poveri sono drasticamente calati: forse per un caso, forse per la crisi, le seconde rate pari a zero euro, cioè quelle previste per i redditi bassi, sono diminuite da cinquemila a cinquecento. E se il numero pare alto basta sentire chi ha recuperato i soldi per le borse di studio: «La maggior parte – ha affermato Candeloro Bellantoni, direttore generale dell'università – doveva delle cifre lievemente più alte di quanto dichiarato, comunque su circa mille controlli, trecento non erano regolari». E così grazie alla spending review della Bicocca si sono trovati i denari per premiare gli studenti meritevoli. «Nella maggior parte dei casi crediamo siano solo degli errori in buona fede – ha commentato Bellantoni - anche se negli ultimi tre anni abbiamo inoltrato una sessantina di denunce agli organi competenti».

Comunque sia,

questo non è nemmeno l'unico intervento a favore degli studenti previsto per l'anno prossimo: la Bicocca ha anche previsto di abbassare da 50 euro e 10 il contributo per partecipare ai test di accesso a numero programmato.

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