Ma allora si può. Certo che si può. Eccome se si può. Anche qui, nella terra del debito spaziale, della burocrazia demente, delle infrastrutture da modernariato. Persino qui, nella radiosa nazione della Salerno-Reggio Calabria. Proprio in un Paese messo così è ancora possibile rompere il piagnisteo crepuscolare e inventarsi un'opera da record, magari non esattamente un'opera del grande ingegno italiano, ma certamente l'opera di un sano impegno italiano.
Si chiama «Brebemi», acronimo che unisce con 62 chilometri di asfalto Brescia e Milano, passando dalla provincia bergamasca. É l'alternativa alla tradizionale A4, famigerato mattatoio tra i più trafficati e i più mortali d'Europa. I grandi flussi da est a ovest, da Trieste a Torino, e ovviamente viceversa, potranno filare via veloci senza andarsi ad accatastare ignobilmente nello storico imbuto, come avviene tutti i giorni da almeno mezzo secolo. Agli ingegneri piace sottolineare i numeri della creatura: 6 caselli, 9 svincoli, 6 chilometri «in trincea» per ridurre l'impatto ambientale, 2 gallerie in zona Treviglio, 4 viadotti sui fiumi, 4 aree di servizio. Previsione di 60mila veicoli al giorno.
Ma questi, in fondo, sono dettagli tecnici di qualunque autostrada. La «Brebemi» ha in sé un interesse e un significato che vanno ben oltre il pur fondamentale ambito viabilistico: a tutti gli effetti, è un autentico miracolo italiano. Una medaglia meritatissima per l'Italia che va. Per quel poco d'Italia che ancora riesce ad andare.
Un primo miracolo sta nei tempi: programmata per essere pronta nel giugno 2014, aprirà davvero (non ci si può credere) a giugno 2014. Durata dei lavori: primo colpo di ruspa nel luglio 2009, sono cinque anni esatti. Ma chi sono gli svizzeri, chi sono i tedeschi, chi sono i cinesi quando ci mettiamo noi a fare le persone serie?
Poi c'è il secondo miracolo, ancora più miracoloso, ancora più incredibile: questa autostrada non costerà un solo euro - e per uno intendo proprio uno - alle casse statali, cioè alla collettività, cioè a noi. Per la prima volta in Italia, l'investimento è pagato dai privati (2,438 miliardi costo totale, 75 per cento prestiti bancari e 25 versamento degli azionisti). Lo chiamano «Project financing» per tirarsela un po', ma il suo significato vero vale mille volte più della definizione yuppista. Da un lungo tempo ascoltiamo molte chiacchiere su questa idea di uscire dalla palude dei finanziamenti statali, di concedere all'iniziativa privata spazio e autorizzazioni per inventarsi opere utili a tutti. Per la prima volta in campo infrastrutturale, i privati l'hanno fatto davvero. Si pagano la «Brebemi» di tasca propria, nel futuro avranno la possibilità di rientrare con le concessioni, sotto diretto controllo pubblico.
In queste settimane gli operai stanno asfaltando gli ultimi ottocento metri, nella Bassa bergamasca. Poi qualche cartello ancora, qualche striscia, qualche rifinitura. E a giugno si taglia il nastro. I sogni sono realtà, quando il lavoro supera le chiacchiere.
Certo bisogna essere molto sinceri e realisti: neppure stavolta è andato tutto liscio. Nemmeno la «Brebemi» è andata dall'inizio alla fine senza grane e senza ombre. Si sono aperte inchieste persino su rifiuti tossici seppelliti sotto le massicciate. Siamo pur sempre in Italia, diavolo: possiamo davvero pensare che qualche anima bella non si butti a pesce sulle succulente opportunità? Così, anche qui la magistratura fa stabilmente parte dell'affresco italiano. Ma rispetto al solito c'è una profonda, inedita, magnifica differenza: nessun farabutto è riuscito a mettersi davvero di trasverso, provocando lo stop dell'opera. Indietro non si torna, l'opera è cosa fatta, a giugno la «Brebemi» entra a pieno titolo nella storia come nuovo miracolo italiano. Piccolo, parziale, ma tremendamente vero.
Se temiamo che la tentazione sciovinista e patriottarda possa in qualche modo annebbiarci la vista, portandoci a sopravvalutare la portata dell'evento, c'è un'appendice finale che può rimetterci tranquilli: il 5 febbraio, a Londra, il prestigioso «Project Finance International», testata specializzata del gruppo Thomson Reuters, premierà il miglior progetto d'Europa per infrastrutture. Alle volte, il riscatto italiano: the winner is «Brebemi». Certo noi non siamo tipi da buttarci nelle fintane per così poco, solitamente lo facciamo per avvenimenti seri come battere la Germania ai Mondiali. Ma il trionfo resta.
di Cristiano Gatti
il costo dell'autostrada in miliardi di euro. Darà un incremento al Pil intorno ai 382 milioni di euro annui
gli occupati a regime in modo diretto e indiretto grazie alla realizzazione dell'opera
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.