Un Papa che promette la Chiesa dei poveri. Un presidente della Camera che promuove l'apertura delle frontiere ai derelitti della Terra. Un presidente del Senato emanazione di una magistratura giustizialista e golpista. Manca all'appello un nuovo capo dello Stato espressione di questa Europa dei poteri finanziari forti, preferibilmente della Goldman Sachs, per completare lo scenario della più sconvolgente delle rivoluzioni che segneranno il destino dell'Italia.
Dire che si siano messi d'accordo sarebbe ridicolo oltreché blasfemo dal momento che tra loro c'è un Papa depositario di un'investitura divina. Ma è altrettanto chiaro che agli alti livelli del potere, di qualsivoglia natura, nulla accade per caso. È un dato di fatto che Francesco I, Laura Boldrini, Pietro Grasso e il successore di Giorgio Napolitano (Romano Prodi, Giuliano Amato, Mario Draghi o Mario Monti?) hanno in comune una concezione della politica globalista (credono in un mondo che abbatta i confini nazionali), centralista (l'interesse della collettività deve prevalere rispetto a quello dei singoli), buonista (il bene altrui viene prima del bene proprio) e virtuale (la rappresentazione mediatica rappresenta l'investimento principale per condizionare le scelte delle persone).
È realistico che il nuovo Papa, sulle orme di San Francesco che si spogliò di tutti i suoi beni per regalarli agli indigenti, trasformerà lo Stato del Vaticano da potenza finanziaria mondiale (grazie a un patrimonio immobiliare inestimabile e cospicui depositi bancari) nella Chiesa dei poveri, donando l'eredità di duemila anni di storia per migliorare le condizioni di vita dei due terzi dell'umanità costretti a dividersi un terzo della ricchezza mondiale? O siamo piuttosto di fronte a un messaggio che invita tutti noi a una concezione della vita più sobria, improntata a una maggiore giustizia nella ridistribuzione delle risorse, ispirata dalla carità nei confronti dei più bisognosi? La Chiesa di Francesco I farà sicuramente la sua parte ma immaginare che la Chiesa si spogli di tutti i suoi beni così come fece San Francesco mi sembra irrealistico perché si tradurrebbe nella fine della Chiesa. Senza il suo potere terreno, anche se sarebbe bene che venga gestito separatamente, il potere spirituale della Chiesa verrebbe compromesso.
Resta per ora apparentemente fuori dalla scena Beppe Grillo, di fatto il volano del cataclisma che si abbatte sull'Italia, che ha recentemente beneficiato del sostegno niente di meno che della superpotenza mondiale, per bocca dell'ambasciatore degli Stati Uniti David Thorne e della più importante banca d'affari al mondo, con una dichiarazione di Jim O'Neil, presidente della Unità dei fondi della Goldman Sachs («Risultato elettorale entusiasmante. Il Paese ha bisogno di cambiare qualcosa di importante e forse i voti a Grillo sono il segnale dell'inizio di qualcosa di nuovo»).
Com'è possibile che la patria del capitalismo liberista e il potere della finanza speculativa per eccellenza sposino Grillo? Ebbene se consideriamo tutti i protagonisti che oggi hanno il potere di cambiare le sorti dell'Italia, ciò che li unisce non è tanto la costruzione quanto la distruzione.
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