Il caldo agosto di Gianfry: tutte le sue vacanze come una soap opera

Le (lunghe) estati di Gianfranco Fini fanno sempre scalpore. Ormai si sente parlare di lui solo quando è in vacanza...

Il caldo agosto di Gianfry: tutte le sue vacanze come una soap opera

Ripubblichiamo l’articolo di Annalena Be­nini pubblicato il 14 agosto scorso su "Il Fo­glio" e intitolato "Beautiful Fini, le lunghe estati del presidente della Camera e una pro­posta per evitare il blues d’autunno".

Le (lunghe) estati di Gianfranco Fini fanno sempre scalpore. Da quando ha abbandonato quella sua villetta ad Anzio con piccolo giardino, dove si dedicava alle semplici passioni, la cura delle rose e la posizione della lucertola al sole, da quando ha smesso di indossare giubbotti firmati da note pompe di benzina, da quando non frequenta più rudi personaggi del litorale laziale e ha con caparbietà inseguito un'evoluzione dello stile (più Aurelia, meno Pontina, più Maldive, meno animaletti sulle cravatte), a ogni agosto regala al pubblico qualche nuova soap opera.

Come nei ripetuti anni delle stelle marine che è vietato pescare, o gli avvistamenti nei fondali proibiti di Giannutri, da dove riemergeva, color mattone, per mostrare agli amici e alla compagna trofei boccheggianti, come l'indimenticabile estate della passione irrefrenabile, con i due teli da mare identici, animalier, utili a coprire o a provocare infuocate effusioni. Sempre in bilico fra estetiche provvisorie, quella delle giacche larghe e salmonate, quella del braccialetto, quella di Top Gun (giubbotti, occhiali scuri, scritte sulle magliette, aria minacciosa), quella casual da barca, con cappellini da baseball girati al contrario per evitare la scottatura della nuca, slippini neri e flûte di prosecco, sembra che l'unica certezza interiore ed esteriore di Fini sia l'estate. D'inverno infatti scalpita, si innervosisce, conta i giorni che lo separano dalle Maldive, ma con cupo senso di colpa, per cui Elisabetta Tulliani deve rilasciare interviste in cui spiega che loro sono andati là, mentre l'Italia soffre, solo per festeggiare il traguardo dei sessant'anni (l'anno prima, sempre là, quello dei cinquantanove) e comunque che fatica smontare e rimontare l'attrezzatura da sub, sembra di stare alla Camera invece che in vacanza. Poi Fini torna e per giorni e giorni la sua abbronzatura intralcia i lavori alla Camera, perché i deputati vengono accecati da tutto quell'arancione.

D'inverno Fini scalpita, in primavera si scontra politicamente per ingannare l'attesa, in autunno scompare, d'estate finalmente si rilassa, entra nel suo elemento, assume il colore del cuoio invecchiato, fa penzolare ciabatte con sincera soddisfazione, anche se non coltiva più le rose come un tempo e da lucertola si è trasformata in geco, più chic.
Adesso, sul nuovo e più consono litorale, muove passi non da timida ballerina sulle punte, ma da esercito di occupazione.

La scorta è necessaria, ovviamente non dipende da lui e lo deve seguire dappertutto sul territorio nazionale, forse anche in fondo al mare durante le immersioni, e ora che tutto è stato chiarito e lo scandalo al sole non è mai esistito, Fini può godersi questi ultimi pochi mesi di vacanze con maggior gusto, e aggiungere una nuance più intensa all'incarnato, tornare a settembre a Roma con la faccia di quello a cui tutti chiedono con invidia (o spavento): dove sei stato? Ma l'autunno si avvicina, e con esso il blues da fine film dei fratelli Vanzina, così, nell'improbabile eventualità di venire rieletto, Fini potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di entrare nel cast di Beautiful, in qualità di Ridge Forrester (Ronn Moss, coetaneo di Fini, abbronzato quasi ai suoi livelli, dopo venticinque anni, sta per lasciare per sempre il cast). La storia dell'umanità ha bisogno di nuovi eroi, e a Los Angeles è sempre estate.

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