N ell'incontro con Grillo, Matteo Renzi si è comportato come uno di quegli studenti che con il sorriso sulle labbra riescono a fregare il professore e fargli fare una figura da chiodi. Il giovanotto incomincia a ripetere la lezione con diligenza, cerca di spiegare questo e quello, ma subito si accorge di non essere simpatico al professore, che lo interrompe, non lo lascia ragionare, si rifiuta di seguire il suo ragionamento e cerca semplicemente di metterlo in difficoltà perché ha già deciso di bocciarlo. Capita. Purtroppo capita che il professore vada a simpatia, non dovrebbe mai essere così, ma, talvolta, vi assicuro, che un sentimento irrazionale di antipatia condizioni la corretta valutazione che dovrebbe dare il professore del suo studente. Cosa succede tra Grillo e Renzi? Innanzitutto un'inversione di ruoli. Ci si aspetta che Grillo ascolti almeno un poco Renzi e poi, con il suo abituale atteggiamento istrionico e con la sua indiscutibile carica di comicità lo prenda in giro sia per quello che dice, sia per l'atteggiamento formale che esibisce. E invece no. Ecco che Grillo non ascolta minimamente il presidente in pectore, monta in cattedra e si mette lui a fare la lezione. Non l'avesse mai fatto. Renzi se ne sta buono buono ad ascoltarlo, e invece di cercare la discussione con il suo fluente (...)
(...) interlocutore, si esibisce in una serie di rapide e buone battute che imbarazzano il professor Grillo, tutto preso a far lezione per spiegare cosa sia la democrazia, il parlamento, il rispetto della legge. Una battuta tira l'altra, e Renzi si gioca il professore che rimane imbarazzato, che replica con i «lascia stare», i «guarda non è il caso», usando, anche in questa circostanza, una retorica che pretende attenzione e nessuno scherzo. E Renzi capisce che quella intrapresa è la strada giusta, non molla il professor Grillo, tanto ormai sa che da lui prenderà un brutto voto, ma riceverà l'ovazione dei suoi compagni e il plauso silenzioso dei non pochi colleghi del prof. Grillo che da tempo si aspettano di vederlo annaspare nella polvere. Sembra che Renzi abbia studiato da sessantottino (intelligente): a quel tempo ne ho visti molti di professori impazzire (esaurimento nervoso, depressione) per essere contestati in quel modo irridente dagli studenti, una contestazione cento volte più efficace di quella violenta, che invece mostrava tutta la beceraggine e la volgarità di coloro che la praticavano. Renzi è formidabile in questa forma di negazione della comunicazione dell'altro senza dover entrare nel merito della sua argomentazione.
Chi si azzarda ad affrontarlo sul suo terreno retorico finisce a pezzi. Il giovane presidente troverà difficoltà quando sarà costretto a lasciare quel terreno per entrare in una strategia della comunicazione che lo obbligherà a un'argomentazione concreta, che non salti le mediazioni logiche e sia verificata sul piano della realtà. Vi immaginate Renzi alle prese con gli impettiti burocrati di Bruxelles? Lì, per sua sfortuna non incontrerà Grillo e grillini, non potrà chiudere scomodi discorsi con una battuta che nessuno capirebbe, anche perché sembra che conosca male l'inglese e che probabilmente dovrà farsi aiutare dall'interprete. Al di là del patrio confine dovrà stare attento a non perdere quello che ha guadagnato grazie all'italico provincialismo e all'esuberanza della parlata fiorentina.
segue a pagina 4
Scafuri a pagina 4
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.