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Cara Guzzanti, ora fai il film sui "Draquila" della sinistra

Il teorema anti-Cav della comica smentito dagli ultimi scandali. E anche l'eurodeputato che parlò di infiltrazioni mafiose è smascherato

Cara Guzzanti, ora fai il film sui "Draquila" della sinistra

Le denunce. I documentari. I programmi tv. E persino le ispezioni a sorpresa degli eurodeputati. La liturgia anti Cav. Per anni nel cratere dell'Aquila si sono accatastate inchieste e indagini a ripetizione. Tutte pronte a denunciare i ritardi del berlusconismo nella ricostruzione, gli scandali, i sospetti, i soldi sprecati, le infiltrazioni mafiose e i disastri combinati dalla Protezione civile targata Bertolaso.

Ora forse converrà riformulare quei capi d'imputazione: oggi l'Aquila vive l'ennesima crisi, il sindaco Massimo Cialente getta la spugna, il direttore della Confcommercio Celso Cioni si barrica con una tanica di benzina e la sua disperazione nella sede di Bankitalia per dare voce a una città che muore, ma intanto emergono altre tangenti, altre mazzette, Repubblica parla di 1 milione di stecche. E si scopre che quel flusso andava anche a sinistra: l'ultima indagine manda in pezzi la giunta Cialente e individua addirittura nel vicesindaco Roberto Riga una delle figure chiave del malaffare.

Non è una grande consolazione per chi aspetta ancora di tornare a casa, dentro il perimetro del centro storico, meraviglioso e spettrale, ma forse sarebbe bene aggiornare tutta la produzione artistica di questi anni tormentati. Ecco Sabina Guzzanti che il 5 maggio 2010 presenta in Piazza Duomo all'Aquila Draquila e punta il dito contro la politica dell'emergenza, contro la Protezione civile dipinta come un «parastato» nelle mani poco specchiate di Guido Bertolaso e dietro di lui dell'onnipotente Silvio Berlusconi. Il giorno dopo alcune scene del film vengono rilanciate dal talk santoriano Annozero e il 13 maggio il documentario arriva fuori concorso a Cannes. Sul red carpet della gauche europea. Attenzione: il terremoto ha schiaffeggiato la città solo l'anno prima, ma polemiche, sospetti, retropensieri non possono aspettare. C'è un governo, che bene o male ha realizzato a tempo record le new town e ha tolto gli abitanti dalle tendopoli: non importa. È un nemico. Ostile. Gretto. Avido. Privo di gusto e di senso estetico. Attento a magnificare la propria grandeur e sideralmente lontano dai reali bisogni dei cittadini. Sabina Guzzanti come Michael Moore: le critiche al Cavaliere vanno sempre bene. Costituiscono un genere letterario e un filone della narrativa televisiva. Figurarsi.

L'eurodeputato danese di Sinistra unitaria Soren Sondergaard visita a più riprese la città martoriata e scrive un report durissimo. La Comunità europea ha stanziato 497,5 milioni di euro per fronteggiare la calamità, ma ora si trova a dover chieder conto al governo italiano di quei soldi: «Ogni appartamento - spiega Sondergaard - è costato il 158 per cento in più». Uno scandalo nello scandalo: la lievitazione delle spese. «E poi - puntualizza il solerte eurodeputato - il 42 per cento degli edifici è stato realizzato con i denari dei contribuenti europei e non con quelli del governo italiano come ha sempre sostenuto Silvio Berlusconi». Pronto dunque a rifilare sonore bugie alle incolpevoli vittime del sisma.
Sondergaard attacca e Repubblica fa da altoparlante dedicando spazio al capitolo relativo alla criminalità organizzata e alle infiltrazioni mafiose nel grande cantiere. La ricostruzione è insomma, a leggere le tambureggianti cronache, un affare ghiotto e sporco. Una vicenda che mostra il lato peggiore del berlusconismo.

E davvero nel cratere si deposita di tutto. Graffia e graffia ancora Milena Gabanelli con il suo Report: in Abruzzo dovevano arrivare anche i soldi portati dal gioco, da molti giochi, ma alla fine ci si è fermati a quota 500 milioni. E invece gli affari li avrebbero fatti le concessionarie: gira e rigira ecco spuntarne un'altra, appena sedutasi al tavolo della grande spartizione, la Glaming, che è al 70 per cento della Mondadori, dunque di Berlusconi. Sempre lui. Da tutte le parti. È un accerchiamento.

Davvero, non si salva nulla. La visione manichea, di qua i buoni, di là i ladri, i cementificatori senza scrupoli, gli affaristi senza pietà, funziona. Serve per chiudere nella scatola dell'ideologia politicamente corretta il dramma di una città precipitata in una crisi gravissima. In lotta per non morire. Ora il fumetto in bianco e nero si dissolve, chi sospettava viene sospettato e i professionisti sono costretti a rivedere le loro arringhe. Le pagelle della vergogna tornano al mittente. Purtroppo rubavano anche dall'altra parte.

Chissà se gli intellettuali anti Cav se ne sono accorti.

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