Carcere preventivo: la crociata di Papa per ridurlo a 6 mesi

Carcere preventivo: la crociata di Papa per ridurlo a 6 mesi

RomaÈ stato magistrato, deputato, imputato e scarcerato perché, per la Cassazione, non c’erano i presupposti per l’arresto. Né quelli per il reato di associazione per delinquere, riguardo alla cosiddetta «P4». Ora, Alfonso Papa ha la sua crociata: contro la carcerazione preventiva.
Qual è la sua proposta?
«Giovedì ho interrotto le due settimane di sciopero della fame, dopo l’ennesimo suicidio nel carcere di Sollicciano. Su delega del presidente Berlusconi ho presentato una proposta di legge che ha già raccolto 300 firme, in Pdl, Popolo e territorio e Fli. Ho invitato Udc, radicali e Lega ad appoggiarla e domani (oggi per chi legge, ndr) in aula raccoglierò altre firme».
Che cosa dice la proposta di legge?
«Limita la carcerazione preventiva a delitti di sangue, reati di maggior allarme sociale, mafia e terrorismo. Fissa la durata massima a 6 mesi, mentre oggi arriva anche a 6 anni. Vita rubata, come i miei 6 mesi, che non potrà mai essere restituita. Inoltre, prevede che questi detenuti siano separati da quelli che stanno espiando la pena».
Quanto è grave il problema?
«È in carcerazione preventiva la metà dei 68 mila detenuti, quasi il doppio della massima capienza delle carceri. Di questi, la metà alla fine risulta innocente o viene prosciolta in fase pre-istruttoria».
E i suicidi in carcere?
«La maggioranza è di detenuti in carcerazione preventiva, strumento che invece di essere l’extrema ratio, come dice il codice, viene usato più della detenzione domiciliare, anche per ottenere una confessione. Un abuso gravissimo. Tra le democrazie del mondo l’Italia ha il più alto numero di morti in carcere: uno ogni 5 giorni. Poche ore fa c’è stato un suicidio a Montacuto (Ancona)».
Che speranze ha di fare approvare la sua proposta di legge?
«Dall’azione del governo è scomparsa la prepotente urgenza per questi temi.

Ma io chiederò la calendarizzazione prima possibile e conto che i partiti mantengano le loro promesse. Alla direzione del Pdl se ne è parlato come di uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale, il segnale che il partito torna a occuparsi dei grandi temi della giustizia».

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