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Caso Bnl-Unipol, inammissibile ricusazione del giudice chiesta da Berlusconi

Inammissibile la ricusazione presentata dai legali del Cavaliere a carico del giudice Maria Teresa Guadagnino. La vicenda vede al centro l’intercettazione Fassino-Consorte all’epoca della tentata scalata di Unipol a Bnl

Processo Unipol, la dichiarazione di ricusazione presentata da Berlusconi nei confronti del giudice Maria Teresa Guadagnino, è inammissibile. L'ha stabilito la Corte d’appello di Milano. L’ex premier è imputato di concorso in rivelazione di segreto d’ufficio, per la pubblicazione sul quotidiano "il Giornale" dell'intercettazione telefonica tra Giovanni Consorte e Piero Fassino ("Allora abbiamo una banca...") registrata mentre era in corso la tentata scalata di Unipol su Bnl nel 2005.

Berlusconi, attraverso i suoi legali, l'8 novembre aveva presentato istanza di ricusazione nei confronti di uno dei tre giudici della quarta sezione penale del tribunale di Milano, perché la Guadagnino aveva fatto parte del collegio del processo Mediaset, in cui l’ex capo del governo è stato condannato il 26 ottobre scorso a 4 anni di reclusione. Per gli avvocati del Cavaliere il giudice in quella sentenza ha espresso giudizi sulla personalità di Berlusconi e per questo, nell’istanza, hanno sostenuto che il giudice abbia dei pregiudizi nei confronti dell’ex presidente del consiglio.

All’istanza della difesa di Berlusconi si era opposta Laura Bertolè Viale, avvocato dello Stato che fa le funzioni di sostituto procuratore generale, che nel suo parere depositato alla quinta sezione della Corte d’appello di Milano, aveva giudicato la richiesta "non ammissibile", in quanto il giudice Guadagnino "ha agito nell’ambito delle sue funzioni", aggiungendo poi che l’istanza degli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo era "tardiva".

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