Roma Solo un povero pensionato. Da 11.500 euro al mese. Netti. L'ex ex (è stato due volte a capo del governo) presidente del Consiglio, Giuliano Amato, confessa la sua amarezza alla festa nazionale del Pd e per la prima volta risponde ai tanti che lo hanno accusato di aver tagliato le pensioni agli italiani, agli altri italiani, lasciando intatta la sua, anzi le sue.
Critiche piovute su Amato quando il premier Mario Monti gli ha affidato l'incarico di analizzare il meccanismo del finanziamento pubblico destinato ai partiti. Decisione che aveva scatenato commenti feroci che si erano rincorsi anche sul web. «Non sono un topo nel formaggio - esordisce Amato in tono scherzoso -. Anche perché per proteggermi dal colesterolo l'ho totalmente abbandonato».
Poi si fa più serio e prosegue. «Se ero la persona adatta non lo so ma è da tempo che volevo parlare della questione». Amato rivela di essere stato «ferito non poco» ma di aver preferito tacere fino ad ora. Chiarisce di essere «andato in pensione appena uscito dall'Autorità garante del mercato, dove il mio trattamento era parametrato su quello della Corte Costituzionale». Un parametro bello alto in effetti. Dunque tra la pensione di professore e quella dell'Antitrust è ovviamente scaturito un trattamento più ricco rispetto a quello che avrebbe avuto da semplice docente: 22.000 euro lordi al mese che diventano 11.500 al netto.
Ci tiene poi a ricordare che lui quando era presidente del consiglio ha introdotto il contributo di solidarietà sulle pensioni elevate. Non solo. Confida di essersi fatto consigliare sulla possibilità di non venire per nulla retribuito anche per le varie consulenze e attività nelle quali viene coinvolto e rivela di aver scelto alla fine «una via di mezzo». Qualcosa la fa gratis. Quando viene retribuito invece destina il ricevuto «ad attività sociali e benefiche».
Amato aggiunge che rivela questa attività benefica «malvolentieri, perché la vita privata deve restare tale». Però poi specifica che da tempo destina «il vitalizio da parlamentare alle attività benefiche».
È ovvio che nessuno accusa Amato di intascare indebitamente la sua pensione. Stupisce però che Amato si stupisca delle critiche ad un sistema nel quale ci sono persone che prendono 11.500 euro netti al mese e altre che non arrivano a prenderle in un anno mentre le tasse imposte dal governo Monti colpiscono indiscriminatamente anche chi ha già l'acqua alla gola. Però qualche lieve puntura nella coscienza deve sentirla anche Amato visto che torna pure sul famigerato prelievo forzoso del 6 per mille sui conti correnti del 1992, spiegando che l'idea non fu sua ma di Giovanni Goria, allora ministro del Tesoro, ma che fu comunque «una tassa giusta».
Infine conclude spiegando che è un imbroglio chiamare il finanziamento permanente dei partiti «rimborso». Insomma il finanziamento pubblico ci deve essere ma non bisogna chiamarlo rimborso. Come se in concreto ci fosse una differenza: chiamali come ti pare ma sono sempre soldi pubblici che i partiti incassano.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.