La foto di Vasto è ormai cenere nel caminetto. Oggi, semmai, Antonio Di Pietro forma un «dico» con Beppe Grillo. Il mondo gay è una tentazione irresistibile visto quel che è successo all'assemblea del Pd. E così i due leader ruotano velocemente i loro profili e si dispongono idealmente all'uscita del padiglione dell'Eur dove la Bindi si è accapigliata con la Concia e dove sono volate le tessere del partito, buttate in faccia a Bersani dall'ala gay friendly. I due leader, che si sorpassano e risorpassano nell'inseguimento della sinistra radicale, coccolano i ribelli e provano a succhiare sangue al partito spaccato.
Attacca il capo del Movimento 5 stelle: «All'assemblea del Pdmenoelle, il partito che vorrebbe governare l'Italia - non ridete per favore - si è discusso principalmente di un fatto che dovrebbe essere scontato, pacifico: le nozze gay e i diritti delle coppie omosessuali». Finito il predicozzo, Grillo punta dritto come un trattore sulla Bindi e passa allegramente sulla sua biografia: «La Bindi, che problemi di convivenza con il vero amore non ne ha probabilmente mai avuti, ha negato persino la presentazione di un documento sull'unione civile dei gay. Vade retro Satana. Niente sesso, siamo pidimenoellini». Fin troppo facile per il comico genovese maramaldeggiare sulla confusa e a tratti isterica assemblea dell'altro ieri, provando a pescare come un'idrovora nel bacino dell'insoddisfazione Pd. Naturalmente nessuno o quasi ricorda che solo un anno fa, a maggio 2011, Grillo aveva chiuso un comizio a Bologna con un saluto molto macho, forse un segno di riguardo per Nichi Vendola: «At salut, buson». Ma si sa, eleganza e coerenza sono un tutt'uno inscindibile in Grillo. La sua linea politica deve aver preso a modello il pendolo e tutto va bene pur di sedere alla mangiatoia dei voti. Sembrano Bolt e Blake, lui e Di Pietro. Parte il primo, scatta il secondo. Anche questa volta le notizie in arrivo da Roma sono adrenalina pura per l'ex pm nazionale. Che parte in quinta: «Quella sui diritti della persona dovrebbe essere una battaglia trasversale condivisa da tutti: laici e cattolici». Subito dopo segue l'appello alla diserzione: «Ci auguriamo che quei deputati che hanno denunciato la chiusura del Pd in tema di diritti civili sottoscrivano la nostra proposta di legge sul pieno riconoscimento dei matrimoni gay anche in Italia, già depositata in Parlamento».
Fa di tutto per prendersi l'applauso e per mettere scompiglio in casa altrui, Antonio Di Pietro. E pure per lui il passato, parafrasando uno scrittore come Gianrico Carofiglio, è una terra straniera. Solo qualche mese fa l'ex pm se n'era uscito con una battutaccia ad alto contenuto omofobo: «Pd e Pdl - aveva spiegato nel suo dipietrese - non possono stare insieme perché due maschi dentro la camera da letto non fanno figli». A molti la frase non era andata giù. C'era stato uno scintillio di polemiche. Oggi Di Pietro sprinta per arrivare primo nei luoghi dell'inquietudine e dell'insoddisfazione di marca Pd. E il responsabile dei diritti civili dell'Idv Franco Grillini sventola vessilli blasonati sotto il naso dei litiganti: «L'Italia ha bisogno di inserirsi al più presto nel novero dei paesi più avanzati, come la Francia di Hollande e gli Stati Uniti di Obama». Insomma, Bersani e la Bindi sarebbero oscurantisti al confronto degli statisti citati.
La coppia di fatto della politica italiana le prova tutte per raccattare consensi e rompere i delicati equilibri della sinistra di governo. Dalla segreteria del Pd è Nico Stumpo a rispondere per le rime: «Vedo che Di Pietro e Grillo strumentalizzano il nostro dibattito e le nostre decisioni». Dunque, se i matrimoni gay non piacciono alla maggioranza del Pd, anche quello fra il comico e l'ex pm sarebbe pura convenienza. E persino Paola Concia, che ha acceso il fuoco della polemica, rifiuta i soccorsi: «Caro Di Pietro, pregherei te, come anche Grillo, di non strumentalizzare il seppur faticoso ma sacrosanto dibattito all'interno del Pd». Che in realtà è anche all'esterno.
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