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Caso Ruby, al via il processo d'appello

In tribunale non ci sono i protagonisti del processo: Berlusconi è a Cesano e la marocchina non è citata come parte offesa

Caso Ruby, al via il processo d'appello

Si conoscerà il 18 luglio la sorte di Silvio Berlusconi nel processo d'appello per il caso Ruby: al termine della udienza di oggi, la Corte presieduta dal giudice Enrico Tranfa ha stabilito il calendario delle prossime udienze, che prevedono ritmi serrati per la discussione da parte di accusa e difesa. La prossima udienza è fissata per l'11 luglio quando verrà data la parola al procuratore generale Pietro de Petris; il 15 luglio parleranno i difensori di Berlusconi, e tre giorni dopo la Corte si ritirerà in camera di consiglio.

Il processo bis è cominciato questa mattina senza telecamere e senza fotografi il processo d'appello a Silvio Berlusconi per il caso Ruby, e soprattutto senza nessuno dei suoi protagonisti: nell'aula della seconda sezione della corte d'appello milanese non ci sono nè Silvio Berlusconi che stamattina se n'è andato tranquillamente a Cesano Boscone a fare volontariato tra i malati di Alzheimer; non c'è Ruby, ovvero Kharima El Mahroug , la presunta vittima delle attenzioni sessuali del Cavaliere, che non è stata citata come parte offesa; e non ci sono nemmeno Niccolò Ghedini e Piero Longo, i due legali che hanno difeso Berlusconi in primo grado, che continuano a essere i legali di fiducia ma che oggi sono sostituiti in aula da Franco Coppi e Filippo Dinacci.

Di fronte alla grande massa di richieste di accrediti da parte di fotografi e televisioni, il presidente della corte Enrico Tranfa ha deciso per non scontentare nessuno, e non potendo accontentare tutti per motivi di spazio, di tenere fuori dall'aula telecamere e anche macchine fotografiche e quant'altro utilizzabile per riprendere immagini. Se i mass media si metteranno d'accordo tra di loro, se ne riparlerà.

A questo punto è iniziata la relazione del giudice a latere Concetta Lo Curto, che sta ripercorrendo tutte le fasi del fermo di Ruby nel maggio 2010 e del suo rilascio, avvenuto - secondo la sentenza di primo grado - grazie alle pressioni di Berlusconi sulla questura milanese. È il racconto di vicende ormai assai note, che si conclude con la condanna di Berlusconi a sette anni di carcere per concussione e utilizzo della prostituzione minorile, emessa nel giugno 2013 dal tribunale di Milano. "L imputato ha sempre negato di avere avuto rapporti intimi con la giovane della cui minore età peraltro non era a conoscenza", ha ricordato la Lo Curto, aggiungendo che Berlusconi ha spiegato il suo intervento sulla questura milanese "per la personale propensione ad aiutare persone in difficoltà sia per essere effettivamente convinto della parentela con il presidente egiziano Mubarak".

Nel loro ricorso, i legali di Berlusconi hanno chiesto che venga riaperta l'istruttoria dibattimentale, interrogando nell'aula del processo d'appello anche una parte dei testimoni che in primo grado i giudici non hanno ritenuto necessario sentire.

Ma la decisione su questa richiesta verrà presa dai giudici della Corte d'appello solo al momento di ritirarsi in camera di consiglio, il 18 luglio: e ne potranno uscire sia riaprendo il processo sia pronunciando direttamente la sentenza.

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