Caso Sallusti

Caso Sallusti, ora cosa succede?

Nicola Porro, vicedirettore del Giornale: "Sallusti non la chiederà mai, ma il Quirinale potrebbe concederla ugualmente" (ascolta l'audio). Siddi (Fnsi) sferza la classe politica

Caso Sallusti, ora cosa succede?

Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano dopo aver chiesto al ministro della Giustizia Paola Severino il dossier sul "caso Sallusti" ha fatto sapere che sta valutando tutte le ipotesi. Anche se il caso è molto complicato, anche perché è difficile che il direttore del Giornale accetti di chiedere la grazia al Presidente della Repubblica (ma qualcuno potrebbe farlo per lui, oppure la grazia potrebbe arrivare motu proprio da Napolitano). Intanto, a quanto si apprende, il Quirinale ha invitato il Guardasigilli a tentare un ultimo negoziato in parlamento per rilanciare la legge sulla diffamazione.

Del "caso Sallusti" parla anche il vicedirettore del Giornale, Nicola Porro, ai microfoni di Plati-Network, su Radio Monte Carlo (ascolta l'audio): "Quel pazzo di Sallusti non chiederà mai la grazia, però il Presidente la può dare autonomamente. Il Presidente ci sta pensando, sarebbe per me una cosa straordinaria da parte del presidente della Repubblica perché dimostrerebbe veramente di essere super partes anche perché non è stato molto ben trattato da noi e darebbe un senso di signorilità. Detto questo, la grazia a Sallusti non risolverebbe il problema, anzi lo affosserebbe per i prossimi dieci anni - ha concluso -: Il tema delle diffamazioni e della giusta punizione che devono subire i giornalisti, ma non la galera. Si metterebbe un coperchio sopra quel pentolone".

"Nel caso specifico, per come è nata questa vicenda, i giudici hanno applicato la legge in maniera forse, secondo alcuni, sproporzionata. Adesso è possibile la grazia" ha detto il segretario della Fnsi, Franco Siddi, parlando a "La telefonata di Belpietro" su Canale 5. "Oggi siamo in presenza di una sentenza che la procura ha cercato di rendere esecutiva nella maniera più umana possibile - ha aggiunto -. Se il parlamento vuole può ancora intervenire sulla legge, ma ho impressione che si riesca a fare solo propaganda".

"Nessuno può pretendere la libertà di diffamare - ha proseguito il segretario Fnsi -. Svolgere l’attività di giornalisti espone a rischi, può capitare un errore per colpa e bisogna avere il coraggio di rettificarlo. La modifica deve essere questa: dare forza all’istituto della rettifica, che deve essere documentata. È la prima forma di riparazione, se un giornalista vuol diffamare a prescindere dovrà pagare sanzioni pecuniarie proporzionate al fatto.

Purtroppo questo non entrava nella propaganda e quindi non si è fatto".


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