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Il Cav aspetta il momento giusto per l'arrembaggio in tv e Senato

Dal Quirinale arriva qualche segnale di fumo, ma l'ex premier non si fida del tutto

Il Cav aspetta il momento giusto per l'arrembaggio in tv e Senato

Piccoli segnali sull'asse Roma-New York. Prima dal Colle più alto della Capitale, dove Giorgio Napolitano incontra Angelino Alfano per discutere – fanno sapere dal Quirinale – «l'impegno delle forze politiche per la continuità dell'attività di governo». Poi dagli Stati Uniti, dove Enrico Letta si dice «sicuro che la stabilità prevarrà» e «che si troveranno soluzioni nel rispetto della legge» alla vicenda che riguarda il Cavaliere. Messaggi vagamente distensivi, dunque, dopo l'agitazione delle ultime settimane e il silenzio di Palazzo Chigi che si era sempre ben guardato dal commentare la situazione dell'ex premier.
Ecco perché alla fine Silvio Berlusconi decide di congelare l'affondo che aveva in mente per i prossimi giorni. Non solo, infatti, questa sera era atteso a Porta a Porta, ma aveva pure programmato un'altra riunione con i gruppi parlamentari di Camera e Senato e messo in agenda una conferenza stampa. Tutte occasioni nelle quali avrebbe sparato a zero sulla magistratura. Un Cavaliere all'arrembaggio, insomma, anche perché – era stata la riflessione fatta ad Arcore con i figli e i consiglieri più fidati – ormai «ho tre settimane di agibilità» visto che dal 15 ottobre la sua possibilità d'intervenire in pubblico potrebbe essere di molto limitata. Per quella data, infatti, scatteranno i servizi sociali oppure gli arresti domiciliari (che negli ultimi giorni Berlusconi sarebbe tornato seriamente a riconsiderare).

Dopo lunghe riflessioni, insomma, seppure con qualche borbottio e molti dubbi Berlusconi si fa convincere dal pressing delle colombe. E forse è decisiva una riunione a Palazzo Grazioli con la figlia Marina (ieri arrivata da Milano insieme al padre) e Fedele Confalonieri a farlo desistere. Non solo perché – gli dicono – non è il momento migliore, ma anche perché ci sarebbero segnali distensivi dal Colle. In particolare pare non siano fondati i rumors secondo i quali la Procura di Milano sarebbe pronta a spiccare un mandato d'arresto il giorno dopo la sua decadenza. Nell'inchiesta sulla presunta corruzione dei 32 testimoni del processo Ruby, infatti, l'accusa potrebbe sostenere che c'è sia il rischio d'inquinamento delle prove sia quello di reiterazione del reato (ed è anche questa una delle ragioni per cui il Cav sarebbe tornato a ragionare sui domiciliari che farebbero cadere i due requisiti di cui sopra). Il timore di un arresto, però, sarebbe infondato. Questo, almeno, stando ai segnali di fumo arrivati ieri. Dei quali però dubitano in molti. Non solo i falchi di sempre, ma pure le colombe. Una di loro, da tempo di casa a Palazzo Grazioli, non nasconde infatti il suo scetticismo perché «se Napolitano non è stato affidabile fino a oggi non si capisce perché dovrebbe esserlo domani».

Detto questo, «si parla della libertà personale di Berlusconi e solo a lui spetta prendere decisioni tanto delicate». E il diretto interessato - almeno per le prossime 24 ore - ha deciso di prendere tempo. Pur sapendo che non ne resta molto al 15 ottobre e che non ha torto chi gli consiglia di restare in prima linea e continuare a «parlare al Paese» finché ha la possibilità di farlo. Intanto, si acuiscono le tensioni per la nuova organizzazione di Forza Italia e la dismissione del Pdl. Come sarà strutturato il movimento, infatti, non è per nulla un dettaglio nella geografia del potere interno.

Ieri a tarda sera a Palazzo Grazioli al Cavaliere è stato presentata l'ipotesi di un organigramma che prevederebbe due comitati direttivi, uno ristretto formato da cinque membri (Alfano, Verdini, Bondi, Brunetta e Schifani) e uno più allargato magari con qualche nuovo innesto. Al momento è questa l'ipotesi su cui si lavora.

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