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Il Cav: "Battere Berlino o addio euro"

Il Cav gioca la carta dell'orgoglio nazionale: "Superare le politiche di austerità imposte dalla Germania". E avvisa: "La realtà imporrà agli Stati di uscire via via dall'euro"

Il presidente del Popolo della Libertà, Silvio Berlusconi
Il presidente del Popolo della Libertà, Silvio Berlusconi

Roma - «Bisogna spuntarla nel braccio di ferro con la Germania, altrimenti la realtà imporrà ai vari Paesi di uscire via via dall'euro». Silvio Berlusconi chiama a raccolta l'Europa. Assesta un colpo ben calibrato ad Angela Merkel. E rilancia con forza al tavolo del protagonismo italiano a Bruxelles.
Non è più tempo di formule diplomatiche, di messaggi in codice, di frasi impacchettate nel velluto. Il presidente del Pdl è ormai sintonizzato sulla frequenza di una campagna elettorale che riserva spiragli inaspettati. E così la benedizione concessa dal cancelliere tedesco a Mario Monti, insieme alla necessità di spezzare le catene «germanocentriche», diventa concreto terreno di battaglia. «Bisogna andare verso il superamento di una politica di austerità che in Europa è stata imposta dalla Germania e ha portato alla crisi, ad avere disoccupati o sotto-occupati 50 milioni di europei. L'austerità si può applicare solo quando c'è sviluppo, altrimenti porta alla recessione».
La ricetta messa in campo da Berlusconi è chiara. «Bisogna spuntarla nel braccio di ferro con la Germania altrimenti c'è il rischio della fine dell'Eurozona. Sarà anche fondamentale che la Bce svolga un ruolo di vera Banca centrale, come prestatrice di ultima istanza e come garante dei debiti sovrani. E che in caso di emergenza possa battere moneta». L'ex premier mette in conto le inevitabili accuse sul suo presunto anti-europeismo. E così ribalta il fronte con un rilancio immediato. «Nel programma Pdl per l'Europa c'è l'elezione diretta della Commissione europea e del presidente del Consiglio dei capi di Stato e governo. E la creazione di una agenzia di rating europea pubblica, per contrastare quelle private troppo spesso in odore di affari propri».
C'è spazio anche per un momento di rimpianto e nostalgia verso le grandi figure continentali. «In Europa oggi ci sono solo molti burocrati che aprono la cartella, tirano fuori la cartuccella che gli è stata preparata e la leggono, mancano leader del carisma di Mitterrand, Kohl, Blair, Chirac, Aznar». Sull'effettiva necessità del vertice tra Mario Monti e Angela Merkel, Berlusconi evita di caricare troppo i toni. «Un po' di teatro c'è stato. Io potevo affrontare le questioni per telefono». Alla domanda se Monti sia il candidato della Merkel la risposta è meno diplomatica. «Nell'applicazione delle politiche imposte dalla Merkel lui è uno dei più rigorosi. La verità è che a questi tavoli la persona più informata, anche sui temi dell'economia e delle imprese, era il signor Silvio Berlusconi. E Monti è un burocrate passeggero che se ne andrà presto a casa».
Berlusconi si definisce «una strega» per la sua capacità di azzeccare le previsioni. E non si sottrae all'esercizio di questo talento. «Dentro di me ho l'intimo sentimento che vinceremo». E poi si concede un'altra stilettata ironica nei confronti del Professore. «Con Monti capire cosa fa è facile: noi diciamo una cosa e subito dopo lui la ripete», pensando a tasse, Imu e rigore europeo. Poi lo sguardo si sposta verso Bersani e la sua «linea politica incomprensibile». «Non sa come uscire dalla crisi e ha come suggeritore Vendola che ci vuole mandare tutti all'inferno, ma noi siamo buoni e lo mandiamo in paradiso. Quale paradiso? Quello comunista in Nord Corea». Sullo sfondo si moltiplicano le voci sulla «proposta choc», assicura Daniela Santanchè, «in grado di ribaltare il risultato delle elezioni». Secondo i rumours si tratterebbe di un'aliquota massima al 35% del reddito sul modello degli Stati Uniti.

Un ritorno alle origini, insomma, con un grande tuffo nei grandi temi del '94.

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