Il mirino resta puntato su Beppe Grillo. Non solo perché Silvio Berlusconi pensa davvero che il leader del M5S rappresenti un «pericolo per la democrazia» al pari di Hitler, ma anche perché i sondaggi sono implacabili nel dire che c'è una fetta di elettorato dell'ex Cavaliere che è tentato o dall'astensionismo o dal voto per Grillo. A poco più di 48 ore dal silenzio elettorale che porterà al voto di domenica, dunque, il leader di Forza Italia continua ad alzare il tiro. Al punto di non escludere di tornare a un governo di larghe intese nel caso di una corposa avanzata del M5S. Perché, spiega Berlusconi durante la trasmissione Agorà, «di fronte al pericolo di un regime autoritario qualunque soluzione possibile che sia alternativa deve essere seguita». Perché se Grillo andasse al potere, insisteva qualche giorno fa in privato, davvero si rischia una grande piazzale Loreto per tutti quelli che non la pensano come lui.
Così, il leader di Forza Italia spinge sull'acceleratore. E a chi obietta che definendo Grillo un «assassino» lo ha insultato, ribatte così: «Ho solo ricordato un dato di fatto, nessun insulto». Lui, insiste l'ex premier, «ha avuto un comportamento indecente nei miei confronti». E «visto che moraleggiava verso di me ho ricordato che è condannato per aver ucciso, con colpa grave, tre persone nel 1988», visto che «è stato lui a non aver rispettato le regole» spingendosi con la sua auto «su una strada con lastroni di ghiaccio che costeggiava un burrone».
L'intento di Berlusconi è chiarissimo. Visto che il leader di Forza Italia continua a battere su quello che è uno dei punti deboli di Grillo per cercare di convincere gli elettori del fatto che è «una persona totalmente inaffidabile». E insiste: «Davanti a noi c'è il pericolo di un autoritarismo di Grillo o di Casaleggio». «Un tipo di autoritarismo - prosegue - che nasce quando un Paese è in crisi economica, quando la povertà e la disoccupazione aumentano e quando le regole della democrazia non sono più pacifiche». Grillo, insomma, «specula sulla disperazione».
E soprattutto su questo tasto - oltre che sul complotto - continuerà a battere anche oggi, ennesima giornata di maratona tv (Omnibus, Matrix e Tg1) che si chiuderà con un comizio al Palazzo dei Congressi di Roma. Certo, l'ex premier ne ha anche per Matteo Renzi. Che, dice, è arrivato a Palazzo Chigi con una trafila che «non rientra nelle regole della democrazia». «Non è nato comunista, ma è nelle mani dei comunisti e della stampella dei 33 senatori eletti dai nostri elettori», aggiunge tirando in ballo il Ncd di Angelino Alfano. Poi attacca il segretario del Pd sulla politica interna: «Abbiamo la sensazione di essere in uno Stato di polizia tributaria». E ancora: «Abbiamo la pressione fiscale più alta del mondo. Questo governo ha aumentato le tasse sulla casa e le imposte sui conti correnti e sui conti postali». Insomma, dice a Porta a Porta, «in queste condizioni una ripresa è quasi impossibile». Poi, intervistato da Studio Aperto, ruba lo slogan a Renzi. «Occorre cambiare verso e cambiarlo subito», dice Berlusconi. Che non a caso precisa: «Bisogna cambiare verso, ma non come fa Renzi. Dobbiamo abbassare la pressione fiscale, abolire la tassa sulla casa reintrodotta da Monti e aumentata da Renzi, incentivare le aziende ad assumere e riformare il fisco. Solo così ripartiranno i consumi e si rilancerà la produzione e la creazione di posti di lavoro».
Infine il caso Angela Merkel, dopo che l'intervistatore dela Bbc gli aveva chiesto se davvero avesse offeso la
Cancelliera tedesca, anche Bruno Vespa gli chiede se «ha davvero prounciato la famosa frasaccia» (culona..., secondo alcuni retroscena). «Io quelle cose lì - replica secco Berlusconi - non solo non le dico, ma neanche le penso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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