Il Cav dà l'euro-agenda a Letta e placa il Pdl sulle riforme

Berlusconi: "Sulla moneta serve un braccio di ferro con la Merkel oppure ridiscutiamo l'Ue". Costituzione e saggi, è rivolta tra gli azzurri. Fronda contro il progetto del governo

Il Cav dà l'euro-agenda a Letta e placa il Pdl sulle riforme

Prima telefonata: «Presidente, ti stanno cucinando a fuoco lento...». Seconda: «Silvio, ti vogliono far fuori e stanno cercando di blindare il governo per i prossimi 18 mesi qualunque cosa accada...». Terza: «Siamo alla provocazione, se li lasciamo fare senza dire una parola lei si consegna mani e piedi a chi la vuole fuori dalla scena politica». È questo, nella sostanza, il tenore di alcune delle chiamate che arrivano in giornata a Palazzo Grazioli. Con Silvio Berlusconi che nonostante tutto predica cautela e invita i diversi interlocutori dall'altro capo del telefono a non puntare il dito sul ddl sulle riforme appena approvato in Consiglio dei ministri. «Le riforme costituzionali – risponde – vanno fatte, come pure si deve arrivare all'elezione diretta del presidente della Repubblica».
Un Cavaliere, dunque, nell'inusuale veste di pompiere. Convinto non sia questo il momento di alzare polveroni, nonostante capisca e in parte condivida le perplessità di chi lo mette in guardia dal ddl varato dal governo. Un provvedimento che – come già accadde la scorsa settimana per la mozione sulle riforme – è passato sopra la testa del partito che è stato tenuto completamente all'oscuro e si è visto recapitare il testo solo mercoledì quando erano ormai le 8 di sera. Alla Camera ad averne copia erano solo Renato Brunetta e Mariastella Gelmini, capogruppo e vice vicario. Con gli altri – tra cui Raffaele Fitto – che non l'hanno presa bene perché «non è possibile dover fare da cassetta delle lettere all'esecutivo senza poter esprimere un parere o dare un contributo».
La protesta monta nella mattinata di ieri, con qualche riunione e un fitto giro di telefonate tra i big Pdl. Sono in molti a non condividere la linea scelta dal vicepremier Angelino Alfano e dal ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello a cui viene obiettato di «lasciare il partito completamente fuori dai giochi». «Se dobbiamo andare avanti così – si sfoga uno dei pochi che a via dell'Umiltà un peso ce l'ha – allora è meglio che chiudiamo bottega ed evitiamo di prenderci in giro...». Fitto è tra i più duri, tanto dal chiedere che venga convocata per la prossima settimana una riunione dei gruppi parlamentari perché – dice a più di un collega – «così non si va avanti».
Ma l'ex ministro non è solo, tanto che pure Brunetta cerca inutilmente di fare resistenza verso il governo. Lo raccontano i suoi colleghi e lo conferma la presa di distanza del presidente dei deputati. «Le riforme non le fanno i saggi ma – dice Brunetta – il Parlamento, gli eletti dal popolo». Insomma, un messaggio chiaro. Ribadito anche dai parlamentari che siedono in commissioni Affari costituzionali. «Le riforme – spiega Annagrazia Calabria – sono prerogativa delle Camere».
Berlusconi prende tempo. Sui 35 esperti e sul comitato di 40 parlamentari che dovranno occuparsi di riforme, dubbi ne ha molti anche lui, perché il meccanismo lo trova a dir poco farraginoso e niente affatto pratico. Ma ora preferisce tacere per non alzare polveroni, visto che di qui a poco (il 19 si pronuncerà la Consulta sui diritti tv Mediaset) c'è il rischio che salti il banco.
Ecco perché il Cavaliere si limita a parlare dei temi economici, quelli – spiega in privato – che «davvero la gente ha a cuore e comprende». Lo fa in un lungo pranzo con Giuliano Ferrara.

«Il governo - dice in un'intervista pubblicata oggi su Il Foglio - deve ingaggiare un braccio di ferro per convincere la Germania e la Merkel che siamo di fronte a un'alternativa secca: o si rimette in moto l'economia oppure vengono meno le ragioni strategiche della costruzione europea fino alla rottura dell'equilibrio attuale». O si trova un punto d'incontro, insomma, oppure salta il patto fondativo dell'Ue. Un Cavaliere pompiere su tutto fuorché sull'economia. Un fronte, questo, su cui è deciso ad essere più incendiario che mai.

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