Il Cav incalza la Lega e vola al 20%

L'offerta del Cav ai lumbard: insieme o perdiamo anche Veneto e Piemonte. E avverte: "Con la cura Monti stiamo peggio, mente chi dice che con me eravamo sul baratro"

Silvio Berlusconi durante l'intervista al Tg4
Silvio Berlusconi durante l'intervista al Tg4

Berlusconi, anche il giorno di Natale, sfoglia gli ultimi sondaggi. Buone notizie: la sua presenza in tv sta dando i frutti sperati, posto che il Pdl arriva a toccare il 20%. Dati confortanti destinati, per il Cavaliere, a crescere nelle prossime settimane. Se poi si riuscisse a perfezionare la liason con la Lega, la partita si riaprirebbe. In queste ore il Carroccio resta il cruccio di Berlusconi. L'alleanza sarebbe a un passo ma rimane da sciogliere un nodo ingarbugliato: Albertini. L'ex sindaco di Milano è intenzionato a correre per la Regione Lombardia e Maroni condiziona il suo sì all'alleanza con il Pdl alla rinuncia alla corsa proprio di Albertini. Il quale ha già rifiutato una candidatura in Senato: «No, grazie», ha risposto al Cavaliere. «Ovvio che abbia snobbato il Senato con la casacca del Pdl - confida una fonte che vuole restare anonima - a lui Monti ha persino fatto ventilare un posto come futuro ministro della Salute...».
Insomma, il matrimonio Lega-Pdl ancora non si perfeziona. Ecco perché Berlusconi torna sull'argomento «chiamando» Maroni: «Spero possa rimanere nostro alleato. Altrimenti il Carroccio sarebbe isolato e non riuscirebbe a portare a Roma le istanze del Nord». Poi, astutamente, arriva l'avvertimento: «Inoltre perderemmo la Lombardia e poi cadrebbero il Piemonte e il Veneto». Quindi la proposta: «Non ho obiezioni ad un vicepremier leghista se il Carroccio ci darà un contributo elettorale... Resto convinto che la soluzione migliore sia la maggioranza assoluta del Pdl, ma se la maggioranza si raggiungesse con un solo alleato, che è la Lega, con cui abbiamo lavorato bene, questa potrebbe essere una soluzione». I dubbi di Maroni sono tutti sui numeri: ha carta bianca dal partito per siglare un patto col Cavaliere ma solo se il terzo incomodo Albertini esce di scena e aumentano le possibilità di conquistare il Pirellone. Altrimenti...
In ogni caso Berlusconi continua la sua offensiva mediatica. Parla al Tg4 e in una telefonata a don Gelmini: «Ho letto i giornali stranieri e titolavano: “Torna Berlusconi e trema l'Europa”. Non sapevo di essere così forte - scherza - Berlusconi non era irriso in Europa, ma temuto: ho utilizzato il veto - ricorda il Cavaliere - per i provvedimenti che ritenevo contrari all'interesse del mio Paese».
Non è tenero con Monti e la sua agenda: «Non è che la continuazione della politica del governo tecnico, su ispirazione della Germania. Una cura sbagliata, che ha portato ai numeri che conosciamo, con risultati negativi».
Ma si toglie anche qualche sassolino dalle scarpe e, senza citare il Professore, lo attacca: «Chiunque sostiene che l'Italia era ad un passo dal baratro dice una menzogna e una cosa basata sulla falsità: l' Italia stava bene - aggiunge - era la seconda economia d'Europa mentre con questa cura tutto è andato peggio. La leggenda del burrone ha fatto sì che gli italiani avessero paura, ha portato ad una mentalità negativa che li ha portati a consumare di meno e non investire più, creando una spirale recessiva senza fine». E ancora: «Una congiura politica, mediatica e internazionale ci ha fatto lasciare il governo».
Palazzo Chigi resta l'obiettivo: «Come nel '94 è urgente la nostra presenza in campo per gli italiani che temono che la sinistra vada al governo». I rischi: «Loro annunciano una nuova patrimoniale, una imposta sulle entrate, sull'Iva e dobbiamo contrapporci a costoro che sono pure favorevoli alle nozze gay e all'apertura delle nostre frontiere per i migranti».

«Ci hanno intossicato la Festa», scrive sul sito de La Destra Francesco Storace. Che denuncia: «Nella serata della Vigilia i soliti ignoti che albergano al Viminale hanno sfornato il censimento 2011 e come una banda qualsiasi ne hanno approfittato. E così, come regalo di Natale, abbiamo scoperto che sono cambiati i numeri dei seggi attribuiti nella maggior parte delle regioni. A meno di 30 giorni dalla presentazione delle liste elettorali dobbiamo ricominciare?». Succede infatti che alla luce del censimento «per il Senato aumentano i numeri dei senatori lombardi, emiliano romagnoli e laziali; diminuiscono in Campania, Sicilia e Sardegna.

Per la Camera, dove le circoscrizioni sono di più rispetto a Palazzo Madama, aumentano i seggi di Lombardia 2 e Lombardia 3, del Trentino Alto Adige e del Veneto 1, dell'Emilia Romagna e delle due circoscrizioni del Lazio; in calo la prima del Piemonte e la Liguria, le due della Campania e la Puglia, le due della Sicilia e la Sardegna: un capolavoro di burocrazia». Il timore di Storace, che parla di «sabotaggio», è che si debba rifare la raccolta firme: «Così muore la partecipazione popolare e si uccide la libertà», attacca.


di Francesco Cramer

Roma

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