
«Sì, mi piacerebbe farlo. Ma forse stamattina ho sbagliato a dirlo in televisione, è ancora troppo presto». Davanti ai deputati del Pdl riuniti alla Camera, Berlusconi torna sull'ipotesi di poter presiedere la Convenzione per le riforme e non si tira indietro. Anzi, arriva a dire che forse è stato un errore avanzare una simile ipotesi davanti alle telecamere con il rischio di bruciarsi. Il segnale che l'ex premier la considera davvero una possibilità.
E in effetti la presidenza di un simile organismo potrebbe suggellare un governo che lo stesso Cavaliere definisce di «pacificazione» e in qualche modo rafforzarlo visto che a quel punto l'ex premier finirebbe per mettere la sua faccia sulle larghe intese. E se, come tutti si auspicano, si arriverà davvero a riscrivere la Costituzione Berlusconi potrà intestarsi un simile successo. Nel frattempo, per i 18 mesi che la Convenzione avrà davanti, il leader del Pdl potrà contare su una sorta di congelamento delle sue vicende giudiziarie, ormai l'unica e sola variabile di un esecutivo destinato a durare. Non tanto perché il Cavaliere potrà avanzare richieste di legittimo impedimento (che serve fino a un certo punto con i processi in fase di appello), quanto perché da presidente della Convenzione avrebbe un ruolo di garante di fatto delle larghe intese che potrebbe, almeno politicamente, tutelarlo.
I tempi, peraltro, non dovrebbero essere lunghi perché, spiega Quagliariello, tra il dibattito d'indirizzo in Parlamento e le mozioni non si dovrebbero perdere più di dieci giorni. «E a quel punto si inizia», spiega il neoministro delle Riforme. Di nomi per la presidenza ne girano anche altri, da Amato a Monti passando per il leghista Giorgetti. Decisamente meno credibile, invece, quello di Rodotà vista la scelta del M5S di restare all'opposizione e il veto del Cavaliere su qualunque «maggioranza variabile». Un passaggio, quello del voto sulla Convenzione, che potrebbe risultare dunque decisivo per capire quanto sarà solido il governo Letta. Anche se per qualcuno la decisione di Berlusconi di rilanciare una sua possibile presidenza sarebbe pure una mossa tattica per tenersi le mani libere. È chiaro, infatti, che sul punto il Pd rischia di spaccarsi e a quel punto il Pdl si troverebbe ad alzare le barricate davanti a un eventuale veto dei Democratici. «Potrebbe usarlo spiega un falco di via dell'Umiltà per capire fino a che punto il Pd tiene alle larghe intese, visto che il Cavaliere ha ben chiari i rischi, soprattutto elettorali, di questa operazione».
Rischi che per il momento sembra aver messo però da parte. Perché non ha torto la Santanché quando dice che «con il discorso fatto da Letta alla Camera Berlusconi ha vinto su tutta la linea», ma la sensazione che il governo avrà vita lunga ce l'hanno anche i più duri e puri nel Pdl. I più scettici, per capirci, parlano di almeno due anni. E pure il Cavaliere parlando ai deputati esclude un ritorno alle urne prima di un anno. Teorizzando il passaggio al voto elettronico, infatti, il leader del Pdl racconta che in Brasile sono molto avanti con la tecnologia necessaria e «se ci prendiamo un anno di tempo» potremmo forse introdurla anche in Italia. Poi un appello alla sinistra estrema dopo la sparatoria davanti a Palazzo Chigi: «Non scherzate con il fuoco. Ora basta con le campagne d'odio».