Marcatura a uomo. Che scenda in campo in prima persona o che si limiti a scodellare un'agenda su cui finiscano per confluire i cosiddetti montiani cambia poco. Silvio Berlusconi è intenzionato a giocare a «specchio riflesso». E il giorno in cui Mario Monti si presenterà davanti alle telecamere per la tradizionale conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio la controffensiva del Cavaliere sarà poderosa. Che sia domani, sabato o - come è quasi certo - domenica: il Professore si presenterà agli italiani a snocciolare i risultati del suo esecutivo e spiegare le sue intenzioni per il futuro e di lì a qualche ora Berlusconi gli farà il controcanto sempre in tv. Nel frattempo, comunque, Berlusconi non è intenzionato a farsi mancare niente e continuerà a presidiare radio e piccolo schermo: questa mattina con un'intervista a Radio Anch'io, nel pomeriggio con alcuni passaggi su tv e radio locali.
Un Cavaliere, dunque, sempre più convinto che una sua sovraesposizione prima che entri in vigore la par condicio possa essere determinante per un recupero di consensi. Almeno tre - spiega l'ex premier - sono i punti che il Pdl ha ripreso in questi pochi giorni. Ma a mettere di buon umore Berlusconi sarebbe un sondaggio della Ipr che darebbe il Pdl già al 19% e la federazione di liste facenti capo a un Monti direttamente impegnato nella partita all'11%. Con un dettaglio: secondo la rilevazione ci sarebbe un «quasi pareggio» al Senato.
Non è un mistero che sia questo uno degli obiettivi che si è dato il Cavaliere, ben consapevole che una vittoria sia davvero un'impresa e decisamente più speranzoso sul pareggio a Palazzo Madama. Per il quale potrebbe essere sufficiente portare a casa Lombardia, Veneto e Sicilia anche nel caso in cui la Lista Monti scavallasse il fatidico sbarramento dell'8% per il Senato. Non è un caso che Berlusconi abbia stretto sia con Roberto Maroni per chiudere l'accordo per Pirellone e politiche, sia con Gianfranco Micciché che con il suo Grande Sud potrebbe essere determinante per la Sicilia. E con la Lega l'intesa è chiusa da giorni se l'ex ministro dell'Interno ha già investito una cifra cospicua per la sua campagna elettorale. Una cosa che difficilmente avrebbe fatto se ci fosse stato davvero il rischio di scontrarsi «a destra» con Gabriele Albertini. Su cui, va detto, continua a puntare l'uscente Roberto Formigoni. E che l'accordo sia fatto ieri lo ha lasciato intendere uno da sempre contrario come Matteo Salvini: «Accettare Berlusconi sarebbe un grosso sacrificio. Il governo della Lombardia merita qualunque sacrificio».
Ieri, intanto, lungo vertice a Palazzo Grazioli con Berlusconi, Angelino Alfano, coordinatori e capigruppo. Si è ragionato sulle presenze tv con Paolo Bonaiuti ma soprattutto si è parlato dello slittamento del voto al 24 febbraio, per il Cavaliere una buona notizia visto che ci sarà una settimana in più per martellare con la campagna elettorale e per fare le liste. Di cui si è iniziato ad occupare Denis Verdini che ieri a via dell'Umiltà aveva la fila davanti alla sua stanza visto anche che sembra il Cavaliere in queste ore non stia raccogliendo proprio tutte le telefonate che arrivano a Palazzo Grazioli.
Al di là dei montiani convinti (quelli che alla fine faranno il salto con il Professore) e di quelli pentiti (che loro malgrado resteranno con il Pdl), il punto è che Berlusconi questa volta non vuole ritrovarsi con gruppo parlamentari suscettibile alle sirene centriste. «Non abbiamo bisogno - dice va in privato giorni fa - di chi pensa solo al suo tornaconto ma di persone oneste e affidabili».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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