RomaAumenta in Italia l’uso dell’elettroshock per i pazienti psichiatrici. Nel triennio che va dal 2008 al 2010 addirittura 1.406 persone sono state sottoposte a Terapia elettroconvulsivante (Tec). Un modo rassicurante per definire una pratica che nell’immaginario collettivo, anche se per molti esperti assolutamente a torto, richiama più un’idea di «tortura» che di quella di cura e che almeno nel nostro paese molti ritenevano assolutamente residuale se non addirittura vietata.
I dati sono emersi durante l’audizione del ministro della Salute, Renato Balduzzi, in Commissione d’inchiesta sanità del Senato. Anche il presidente di Commissione, Ignazio Marino, si è detto sorpreso e preoccupato perchè è emerso in modo evidente che «in varie strutture l’elettroshock è utilizzato come trattamento di prima scelta al posto dei farmaci». Eppure le linee guida in materia che risalgono al ’96 «prevedono l’utilizzo della Tec soltanto dopo il fallimento dei trattamenti con i farmaci», aggiunge Marino. Linee guida successive al parere espresso dal Comitato nazionale di Bioetica del ’95: «non vi sono motivazioni bioetiche per porre in dubbio la liceità della terapia elettroconvulsivante». Terapia che comunque nella circolare del ministero della Salute del ’96 venne definita «un presidio terapeutico di provata efficacia» e dunque assolutamente legittima.
Le strutture ospedaliere coinvolte, cioè quelle che hanno eseguito almeno una Tec in un anno, sono circa 90. La maggioranza dei trattamenti riguarda le donne, 821 contro i 585 uomini, e la fascia d’età 40-47 anni. Colpiscono i dati relativi agli Spedali Civili Montichiari in provincia di Brescia: 108 trattamenti nel 2008, 155 nel 2009, 158 nel 2010. Anche quelli dell’Azienda ospedaliera universitaria di Pisa: 106 nel 2008, 89 nel 2009, 68 nel 2010.
L’uso di questo trattamento però è sempre stato piuttosto controverso ed ha subito una drastica flessione alla fine degli anni ’70 con l’approvazione della legge 180 sulla chiusura dei manicomi voluta da Franco Basaglia. Fu proprio Basaglia ad affermare che curare un paziente psichiatrico con l’elettroshock è come prendere a pugni un televisore per rimetterlo sulla frequenza giusta. L’idea che l’elettroshock venisse usato come forma di controllo sociale e che rappresentasse comunque una violazione dei diritti umani non è soltanto di Basaglia e dei suoi seguaci. Alla popolarità della Tec ha sicuramente nuociuto il successo di film come Qualcuno volò sul nido del cuculo di Milos Forman, dove si mostra la terapia usata in modo «punitivo».
Negli Usa però la Tec viene regolarmente applicata su circa 100.000 pazienti all’anno. Difficile reperire dati a livello mondiale e confrontarli anche perchè sono disaggregati. Una ricerca del 2011 eseguita in Norvegia da Kari Ann Leiknes, Lindy Jarossh von Schweder e Bjorg Hole evidenzia notevoli differenze. La tecnica elettroconvulsiva viene eseguita una volta all’anno per ogni milione di abitanti su 500 persone negli Usa; 470 in Belgio; 330 in Scozia; 184 nel Regno Unito. Percentuale che cala drasticamente in Spagna ,soltanto 61 su un milione, e in Germania, 26.
In Italia nel 2008 un gruppo di psichiatri convinti sostenitori dei benefici della Tec rivolsero una petizione al ministero della Salute affinchè si aprisse «almeno» un servizio dei Tec ogni milione di abitanti. Ora visto che le strutture che eseguono la Tec sono novanta vuol dire che ne abbiamo quasi una e mezza per ogni milione di abitanti.
Proprio mentre si riapre la polemica sull’uso della Tec la Commissione Affari sociali della Camera approva un testo di riforma della legge Basaglia che prevede l’allungamento del periodo di trattamento sanitario obbligatorio e la
possibilità di ricoverare il malato anche senza il suo assenso, fino a un massimo di un anno. Il testo voluto da Pdl e Lega ha già scatenato la rivolta di Pd e radicali che accusano il centrodestra di voler «riaprire i manicomi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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