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Che vergogna i giochi sulla pelle dei militari

Basta giocare sulla pelle dei marò

Che vergogna i giochi sulla pelle dei militari

Siamo alla resa dei conti. E ora il governo, ministri competenti compresi, saranno costretti a metterci la faccia, oltre che le mani. Finora si erano trincerati dietro la scusa che la scottante vicenda dei due marò prigionieri in India era stata ereditata e che era impossibile cambiare strategia. Risultato? Dopo quasi un anno di governo Letta-Bonino-Mauro, per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone la situazione è diventata drammatica. La Nia (polizia antiterrorismo indiana) aveva chiuso le indagini chiedendo che i nostri due fucilieri del San Marco fossero processati in base a una legge che prevede la pena di morte. E ieri il governo indiano si è riunito e si è preso due-tre giorni per decidere su come procedere nei loro confronti. Quindi, se accoglierà le richieste della Nia, Latorre e Girone rischieranno concretamente il patibolo.
Hanno poco da sorprendersi i nostri illustri esponenti di governo. Sono due anni che ripetiamo quasi ogni giorno quali siano i pericoli nascosti dietro alla scelta dell'Italia di lasciar processare i due marò in India. Non dimentichiamo che l'incidente è avvenuto fuori dalle acque territoriali indiane, cioè a 20,5 miglia dalla costa, zona in cui New Delhi non ha giurisdizione per questi casi; non scordiamo inoltre che erano in missione anti pirateria per conto del governo italiano e che quindi godevano di quell'immunità funzionale, propria di tutte le forze armate del mondo (chiamate a operazioni internazionali. L'India se n'è fregata e noi le abbiamo permesso di processare i marò in barba a tutte le convenzioni.
Il governo Monti ha compiuto un atto di gravità assoluta, anzi criminale, rimandando Latorre e Girone in India invece di tenerli in Italia. La nostra Costituzione (art. 27) non ammette la pena di morte e il nostro diritto (art. 698 Codice di procedura penale) vieta espressamente la consegna di un imputato a uno Stato estero nel caso sia prevista la pena di morte. Quindi Monti e compagni sono i principali responsabili dell'odissea dei marò. Ma il nuovo governo e il ministro Bonino, consapevole della situazione e dei pericoli, avrebbero dovuto portare New Delhi davanti a una corte internazionale per far rispettare il diritto e le convenzioni. E invece... invece hanno chiuso la porta a qualsiasi contenzioso con l'India affermando che i tempi di quest'azione sarebbero stati troppo lunghi, mentre la priorità era riportare a casa al più presto Latorre e Girone. Chiacchiere.
E adesso i nostri eminenti rappresentanti di governo, dal premier Letta al ministro della Difesa Mauro fino all'inviato speciale in India De Mistura, alzano la vocina: se New Delhi ricorrerà alla legge anti pirateria che prevede la pena di morte l'Italia «mostrerà inflessibilità» e «adotterà contromisure». Che cosa vogliono dire? Semplice, che fino a ora non hanno fatto alcunché. Be', dovevano svegliarsi prima.

Adesso è tardi: l'India ha le elezioni alle porte e la vicenda dei marò sarà giocata strumentalmente in campagna elettorale. Sperare che il nostro governo abbia uno scatto di orgoglio e una ferrea volontà di far rispettare il diritto è come credere a Babbo Natale. O si è bambini o si è stupidi.

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