Caso Sallusti

Sallusti, il Colle valuta la grazia

La Russa consegna una lettera a Napolitano: "Confido nella sua sensibilità". E D'Alessandro (Pdl) ha raccolto 330 firme bipartisan

Sallusti, il Colle valuta la grazia

Roma Potrebbe arrivare prestissimo la grazia per il direttore del Giornale Alessandro Sallusti (che non l'ha richiesta). Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sta infatti valutando con grande attenzione una lettera in cui Ignazio La Russa, avvocato di Sallusti in una causa (quella per l'evasione dagli arresti domiciliari) collegata a quella per cui questi è stato condannato, spiega «le ragioni per cui sarebbe opportuno concedere la grazia a Sallusti». L'iniziativa dell'ex ministro della Difesa, che confessa di confidare nella «sensibilità del capo dello Stato», si aggiunge alla raccolta di firme del quotidiano Libero e alle firme di 329 parlamentari consegnate ieri mattina al Quirinale da Luca D'Alessandro, deputato del Pdl. «Firme raccolte in soli sei giorni - spiega D'Alessandro - con un weekend di mezzo e in giorni in cui non c'era aula in Senato ed era più difficile cercare le firme». Che peraltro non smettono di crescere. «Proprio adesso mi arriva l'ultimo fax con il “sì” di Gian Piero Bocci del Pd. Quindi siamo a quota 330. Superiamo un terzo dei parlamentari italiani, 315 senza i senatori a vita. E la petizione è ancora aperta: l'ho fatta avere a Bersani, Fini, ai Radicali e conto di raccogliere altre adesioni».
D'Alessandro è decisamente soddisfatto. «Ci sono deputati, senatori ed eurodeputati appartenenti a sei diversi gruppi parlamentari. Io l'ho fatto sia per amicizia per Sallusti, che come giornalista, e del Giornale per giunta». La richiesta, spiega D'Alessandro, «è stata preannunciata da La Russa, che in questi giorni ha avuto frequenti contatti con il Quirinale. Dunque, era attesa e sappiamo che da parte del presidente Napolitano, come del ministro Severino, c'è grande attenzione per questa vicenda. Confido molto che rappresenti la spinta per uscire dall'impasse e che il Quirinale possa fare quello che noi non siamo riusciti a fare».

Tra i firmatati il primo è il segretario del Pdl Alfano «e la maggioranza delle firme è del nostro partito - spiega D'Alessandro - ma ce ne sono molte della Lega, una decina del Pd, tre dell'Idv, alcune del Fli... C'è il presidente Berlusconi ed europarlamentari Pdl come Ronzulli e Matera, ma anche Boccia e Sposetti del Pd, Barbato dell'Idv, i senatori Pdl che più si sono impegnati per il ddl sulla diffamazione poi naufragato, da Gasparri a Quagliariello, da Berselli a Caliendo. E poi Cicchitto, Verdini, Brunetta, Ghedini, Lupi, Farina...». Già, anche Farina, il Dreyfus autore del pezzo che è costato 14 mesi di reclusione a Sallusti. «L'altro giorno giravo tra i banchi di Montecitorio con la lettera e lui me l'ha firmata. Senza fare commenti».

La lettera, «al di là delle singole valutazioni personali e politiche sulla vicenda, si appella alla saggezza del capo dello Stato per risolvere una questione che nessuna delle parti in causa è stata in grado di dirimere. Riconosce che il Parlamento non è riuscito a fare una legge giusta per impedire la detenzione di Sallusti e di altri come lui. Sottolinea la sproporzione della pena rispetto al reato, tanto che si è parlato di un vulnus alla libertà di stampa». «Sallusti - aggiunge il deputato Pdl - ha pagato perché il tentativo del Senato è naufragato ed è detenuto ai domiciliari. Ma sta pagando un prezzo alto anche la magistratura, come si è visto con lo scontro tra il capo della Procura di Milano e i suoi sostituti. Per chiudere una pagina buia e aprire una fase di pacificazione, il presidente Napolitano potrebbe valutare un atto di clemenza».

Che non cancelli la condanna ma restituisca a Sallusti la libertà e a tutti la fiducia nella giustizia.

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