Politica

Colpo di sole sulle riforme: accordo per congelare il voto

L'Udc vorrebbe Napolitano e Monti al loro posto un anno in più. L'assemblea Costituente per fare le riforme istituzionali. Pdl in piazza per il presidenzialismo, ma il Senato frena

Colpo di sole sulle riforme: accordo per congelare il voto

Roma - Più che politica, fantapoliti­ca: Giorgio Napolitano al Quirina­le ancora per un anno dopo lo sca­dere naturale del suo mandato, nel maggio 2013. Sarebbe un codi­cillo non trascurabile dell’ultima piccola grande idea della politica italiana, una Costituente che- fal­lite le trattative tradizionali in am­bito parlamentare - si incariche­rebbe di realizzare l’eterno sogno delle riforme istituzionali con uno strumento forte, agile, dedica­to. I tempi sono stretti ma tecnica­mente ci sarebbero: la legislatura andrà avanti fino a febbraio, il go­verno parafulmine catalizza su di sé scelte impopolari e conflitti so­ciali assortiti, la politica teorica­mente potrebbe riscoprire terreni di dialogo che potrebbero rende­re possibile il colpo di scena che permetterebbe alla XVI legislatu­ra di non segnare score zero alla vo­ce riforme.

Ed ecco l’ipotesi dell’ extended play per Napolitano. La Costituen­te infatti porterebbe con sé un pro­babile congelamento delle due principali cariche dello Stato per i dodici mesi della sua durata ipote­tica. Un modo per fare lavorare in pace l’assemblea, al riparo dalle isterie della campagna elettorale. Anche Mario Monti continuereb­be a lavorare in un Palazzo Chigi di fatto commissariato: da un lato perché il Professore non è stato eletto da nessuno, dall’altro per­ché lo stesso Napolitano funge chiaramente da garante del pre­mier.

L’ipotesi, lo ripetiamo, è remo­ta. Diciamo che se i bookmaker do­vessero occuparsene, lo quotereb­bero sì, ma con almeno due cifre. Forse tre. Più o meno come il pros­simo campionato vinto dal Chie­vo. E ieri in tanti nei palazzi hanno chiarito che non ci sono le condi­zioni per una Costituente, che mai i partiti riuscirebbero a met­tersi d’accordo se ancora non han­no messo mano alla meno impe­gnativa riforma della legge eletto­rale. Ma è proprio questa impasse a far venire in mente a qualcuno la possibilità di giocare il tutto per tutto. Tra i più attivi tifosi della Co­stituente c’è l’Udc, che vedrebbe di buon occhio i tempi supple­mentari del duo Napolitano- Mon­ti e i suoi effetti collaterali: accolla­re­ai tecnici tutti i fastidi delle lacri­me e del sangue, lasciando al futu­ro governo di cui i centristi sono convinti di far parte la fedina pena­le pulita; prolungare le manovre di posizionamento evitando le in­cognite della situazione attuale; e magari anche riconquistare voti.

Il problema è che proprio il re­cente alleato dei centristi, il Pd, è quello che ha meno fretta. Ieri il deputato del Pd Enzo Farinone ha parlato di «un’alleanza di pro­gramma di legislatura fra il centro­sinistra responsabile e il centro moderato lontano anni luce dagli estremismi berlusconiani e post­berlusconiani ». Quindi sì alla Co­stituente per le riforme, ma dopo il voto.Sulla stessa linea l’altro de­putato del Pd Roberto Zaccaria, che definisce l’idea «una patetica fuga in avanti dettata dalla fine del mandato legislativo», mentre il se­natore Pd Franco Monaco parla di «improvvisazioni e sgrammatica­ture costituzionali». Poche idee ma confuse in casa Lega. Il governatore veneto Luca Zaia sembra affascinato dall’ipo­tesi: «Penso che tutte le strategie nella direzione di darsi autono­mi­a e federalismo le potremo spo­sare con chiunque ». Di altro avvi­so il leader Roberto Maroni: «L’unica possibilità è che si appro­vi il Senato Federale: il resto sono ipotesi che non hanno alcuna pos­sibilità di essere realizzate».

È pronta invece la presidente dei Riformisti italiani Stefania Cra­xi: «Un disegno di legge in materia da mesi è depositato alla Camera a mia firma. Quale altra migliore condizione politica, se non quella di un governo di larghe intese che gode della più ampia maggioran­za della storia repubblicana, pos­sa crearsi per dar vita alla stagione delle riforme costituzionali?».

Bel­la domanda.

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