Inviolabile, intangibile, non sanzionabile. Michele Santoro si è comportato bene. Ha fatto del buon giornalismo. Vera informazione. La macchina del fango di Servizio pubblico è un bolide che profuma di lavanda. Una fuoriserie d'acqua cristallina. Parola dell'Ordine dei giornalisti del Lazio che il 29 ottobre scorso si è pronunciato sul casus belli, come dimenticarlo, scoppiato durante la puntata del 17 ottobre scorso contenente le clamorose rivelazioni di Michelle Dragomira Bonev a proposito degli orientamenti sessuali di Francesca Pascale e del suo machiavellico ruolo di burattinaia di Arcore.
«Dopo aver visionato la puntata in questione ed un'ampia rassegna stampa di articoli sulla stessa materia pubblicati in data precedente alla trasmissione di Santoro», si legge solo da ieri sul sito dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, «non sono stati ravvisati gli elementi per un rinvio del caso al Consiglio territoriale di disciplina». Insomma, tutto va ben, madama la marchesa. Santoro non si tocca. Santoro è assolto. Santoro è salvo. L'annuncio è arrivato ieri pomeriggio a lavori conclusi del Consiglio nazionale dell'Ordine, in modo da impedire che il massimo organismo professionale prendesse posizione. Al suo interno, infatti, molti la pensano in modo opposto a quello dell'Ordine laziale. All'indomani della famigerata intervista il segretario dell'Ordine nazionale Paolo Pirovano aveva segnalato la presunta violazione agli organi competenti. «Guardando la puntata di Servizio pubblico ho capito che per Santoro esistono donne di serie A e donne di serie B» - aveva rimarcato Pirovano -. Probabilmente secondo lui e secondo coloro i quali amano spiare dal buco della serratura i diritti da tutelare per quanto riguarda i dati sensibili valgono solo per le sue amiche».
Per la Carta dei doveri del giornalista e il Codice deontologico professionale dati personali come religione, stato di salute e vita sessuale non possono essere divulgati senza l'autorizzazione dell'interessato. Nell'intervista in questione la Bonev sosteneva che la fidanzata di Silvio Berlusconi è lesbica. Il giorno dopo Francesca Pascale aveva sporto querela e chiesto un risarcimento danni di dieci milioni. «È strano e stravagante che in un'intervista come quella non si ravvisi la violazione di principi normativi come questi», sottolinea ora Aurelio Biassoni, membro lombardo del Consiglio nazionale. Secondo il quale l'Ordine regionale del Lazio avrebbe commesso abuso d'ufficio. A pronunciarsi dovrebbe essere il Consiglio territoriale di disciplina, costituito da figure terze di esperti non appartenenti alla categoria giornalistica. La querelle sembra destinata a durare ancora parecchio.
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