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il commento 2 Una città a pezzi e un sindaco che si nasconde

di L'assessore alla Mobilità richiama Atm alle sue responsabilità: «L'azienda garantisca la sicurezza del trasporto». Pierfrancesco Majorino del Pd parla di «problema di manutenzione evidente». E Aldo Ugliano, sempre Pd, chiede che «la manutenzione torni a essere una priorità». Mentre il Codacons vuole la testa del presidente Atm. Per fortuna che ci sono gli archivi a conservar le parole. Perché queste non son di oggi, ma di quattro anni fa. Era il 14 ottobre del 2008 e la cronaca raccontava «l'ennesimo incidente sui tram milanesi». Feriti medicati in ospedale e «lo spavento riservato ai più fortunati». Con la politica che pretendeva vanamente in questo disgraziato Paese, di inchiodare alle responsabilità manager nominati e (abbondantemente) pagati per questo. Peccato che le stesse parole della sinistra non si siano sentite dopo le scene incivili dell'altro giorno. Con i passeggeri a soffocare in galleria, mentre il presidente dell'Atm Bruno Rota chiamava la polizia per far sgomberare i treni dai pendolari che non volevano scendere, temendo che si trattasse di un trucco. E già immaginando di restare a piedi per lo sciopero che sarebbe ripreso di lì a poco. Tanto per capire quanto sia ormai sottozero la fiducia degli italiani nell'autorità.
Tornando ai politici: «Questi incidenti sono il risultato di un ciclo assurdo in cui Atm ha puntato più sulla finanza che sulla manutenzione», l'attacco durissimo di Davide Corritore. Quattro anni fa, è bene sottolineare per evitare un incidente diplomatico, visto che allora Corritore era un bravo consigliere del Pd, mentre ora è il direttore generale del Comune. Oggi silenzio. Perché quattro anni fa sindaco era Letizia Moratti e presidente dell'Atm quell'Elio Catania che, nonostante una solida carriera tra Ibm e Fs, era considerato un manager troppo vicino a Silvio Berlusconi. Ora, non per rifugiarsi in uno scontato gioco delle parti, ma la stessa sinistra che inveiva contro la Moratti e Catania, oggi non dovrebbe prendersela con il sindaco Giuliano Pisapia e Rota, l'uomo da lui messo (visto che il Comune è socio di Atm al 100 per cento) a capo dell'azienda più importante della città? Perché fu proprio quella di Catania la prima testa coronata a cadere quando Pisapia s'insediò. «Una scelta strategica e non politica», assicurò. Legittimo spoil system, si dirà. Ma allora, Pisapia, Rota va difeso o licenziato. Perché la faccia, un sindaco, ce la deve mettere. Anche se si rischia lo schiaffone del milanese incazzato. E un generico «rammarico dell'amministrazione per i disagi patiti dai cittadini» dopo 24 ore, è una toppa peggio del buco.


(Per trasparenza e non per populismo, il presidente Rota che passerà alla storia aver portato il biglietto da un euro a un euro e 50 e ora per imputare quella bolgia a «iella grossa», ha uno stipendio di 210mila euro l'anno. E altri 50mila ballerebbero per il ruolo di direttore generale»).

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