il commento 2 Quel cucciolo tra i cadaveri

diPotrebbe già essere, a soli quattro anni, una bella foto smaltata sulla lapide di una tomba. La gente passerebbe di lì e la compiangerebbe con tanta pietà: povera piccola, così innocente, trucidata dalla bestialità degli uomini. Nella memoria, la vittima più inaccettabile della misteriosa strage familiare sulle alpi francesi. Un domani soffocato sul nascere, un futuro negato prima ancora di cominciare. E amen. Invece il destino le ha regalato un'altra via d'uscita, una seconda nascita, ancora una volta tra le gambe della sua mamma. Questo nuovo parto è durato otto ore: tanto ha impiegato la creatura a lasciare il buio e l'ignoto di una situazione paranormale, e pazienza se stavolta i tempi non li ha decisi la vita, ma l'ottusità dei gendarmi francesi. Che cosa possa passare nella testa e nell'anima di una bimba tanto piccola, mentre aspetta un epilogo tra i cadaveri della sua famiglia, nessuno sarà mai in grado di definirlo e di descriverlo. Si può solo immaginare sommariamente la quantità dell'emozione: tanta, tantissima, infinita. Con un'incredibile differenza rispetto alla sua prima nascita: così piccola, ha subito obbedito all'astuzia dell'istinto di sopravvivenza, che le consigliava di tacere e di non muoversi, lo stesso istinto che invece quattro anni fa la spingeva a strillare il più possibile, per squarciare il silenzio della gestazione e annunciare al mondo nuovo l'importanza del suo arrivo. Diciamoci la verità: se questa storia fosse tutta italiana, al di qua delle Alpi, con vittime italiane e bimba italiana, non ci sarebbe più spread, Draghi, Merkel, riforma elettorale, Renzi e Grillo che riuscirebbero a oscurarla, in televisione e dentro le case. Una stupida questione umana di confini e di nazionalità la relega invece in una lontananza remota, non tanto geografica, quanto emozionale, che la trasforma quasi in fatto minore, marginale, estraneo. Ma è un problema nostro, di campo visivo nostro. Di limiti nostri. Che una bambina di quattro anni sopravviva a un'esecuzione così spietata, rintanandosi come un cucciolo sotto le membra inermi della madre, resta una notizia enorme e choccante, l'unica buona notizia in una giornata ancora funesta per la reputazione del genere umano, capace di crimini così efferati. Raccontano che la piccola, in quelle eterne otto ore d'attesa, con i gendarmi che trafficavano attorno all'auto, non abbia comunque fiatato, nel dubbio su chi fossero i buoni e i cattivi.

È una precauzione difensiva che inevitabilmente l'accompagnerà tutta la vita: crescendo, sarà sempre più difficile distinguere i buoni dai cattivi. Dopo quello che le è successo, meglio aspettare di vederli all'opera, prima di fidarsi.

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