La commissione Covid convoca l’ex Oms Zambon

La decisione dopo gli articoli del Giornale sul report pubblicato e cancellato dopo 24 ore su pressione della Cina perché rivelava la verità sui contagi da uomo a uomo

La commissione Covid convoca l’ex Oms Zambon

Che la commissione d’inchiesta Covid non avrebbe fatto sconti a nessuno lo ha promesso a più riprese il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Galeazzo Bignami, che ha fortemente voluto questa commissione, tanto da essere il primo firmatario della legge istitutiva. Una commissione che per il partito di Giorgia Meloni è così strategica da vedere tra i commissari non solo lo stesso Bignami ma anche il capogruppo al Senato Lucio Malan. Così, dopo le clamorose rivelazioni del Giornale degli ultimi giorni – che hanno scoperchiato inquietanti retroscena sul ritiro del famigerato rapporto Oms – alla prima occasione utile la commissione d’inchiesta Covid convoca Francesco Zambon in audizione per il prossimo 6 novembre.

Già ad agosto, Il Giornale aveva rivelato in esclusiva parte delle ricostruzioni contenute nella sentenza del Tribunale Internazionale del Lavoro (Ilo), in cui nero su bianco si legge che – contrariamente alla narrazione mediatica degli scorsi anni – il ritiro del rapporto Oms non è avvenuto per le pressioni dell’ex numero due dell’Oms Ranieri Guerra, ma per mano dello stesso Francesco Zambon e su richiesta di Pechino.
Non solo: nella sua ricostruzione, l’Ilo è andato anche oltre, chiarendo che il rapporto andava rimosso per ragioni legate alle relazioni tra l’Oms, la Cina e l’Italia.

Una ricostruzione, quella anticipata dal Giornale, confermata anche dall’ordinanza di archiviazione del Gip di Venezia, cui Zambon si era rivolto per contestare a Guerra il reato di violenza privata. E confermata persino dalla risposta ufficiale dell’Oms alla Procura di Bergamo, che nessuno – chissà perché – ha mai voluto pubblicare. Un fatto così solido e documentato che persino il giornalista di Report Giulio Valesini - nonostante Report e Sigfrido Ranucci ufficialmente sostengano ancora il contrario - lo ha dovuto ammettere due settimane fa in commissione Covid, lasciandosi sfuggire un dettaglio ancora più clamoroso. L’inesattezza che avrebbe spinto Pechino a pretendere il ritiro del famigerato rapporto Oms riguardava infatti la data del contagio uomo a uomo, avvenuto prima di quanto la Cina avesse ufficialmente ammesso all’Oms e alla comunità internazionale. Una verità che Zambon aveva correttamente riportato nel suo rapporto, ma che – stando alle parole dello stesso Valesini – Zambon si sarebbe poi prestato a correggere immediatamente, arrivando persino a chiedere il ritiro dal web del documento, pur sapendo di scrivere il falso.

Negli scorsi giorni, Il Giornale ha inoltre portato alla luce e-mail finora inedite che riscrivono da cima a fondo la storia del rapporto dei ricercatori di Venezia coordinati da Zambon. Un rapporto che, secondo la corrispondenza intercettata dal quotidiano, non sarebbe servito a contestare la gestione di Speranza, ma al contrario a trasformarla nel perfetto strumento di propaganda del ministro sulla gestione del Covid: «L’Oms - pur nel delicatissimo equilibrio in cui siamo - può fornirgli oltre che una foglia di fico anche una pubblicazione di cento pagine su cui farsi ulteriore forza. Che ne avvalla fondamentalmente l’operato», si legge in una e-mail mandata da Zambon a Ranieri Guerra.

Un rapporto il cui indice – come scrive la stessa Oms alla Procura di Bergamo – era stato condiviso con il ministro della Salute Speranza da Guerra, su richiesta proprio di Zambon: «Caro Ranieri, grazie per la tua intermediazione con il ministro. In allegato trovi la outline della pubblicazione sull’Italian response to Covid-19. Un team di consulenti sta lavorando su di essa e ne seguo - insieme a Wim – il suo sviluppo costantemente. Ci saranno anche dei regional profiles, alla fine del testo principale. La pubblicazione vuole fornire una “story line” con descrizione di quanto successo in Italia mettendo in luce i punti di forza, e facendo emergere alcuni messaggi chiave che possono essere utili ad altri paesi».

Ma non è tutto. Come ha ulteriormente ricostruito Il Giornale, quel primo rapporto – che avrebbe dovuto criticare la gestione italiana ma che in realtà si traduceva in un vero e proprio elogio – sarebbe stato propedeutico a un secondo documento che, nelle parole dello stesso Zambon, sarebbe stato in linea «con l’agenda del ministro Speranza». L’audizione di Francesco Zambon davanti alla commissione d’inchiesta Covid, dunque, non sarà una semplice formalità burocratica. Si annuncia come un passaggio cruciale, forse decisivo, per fare piena luce su uno degli episodi più torbidi e politicizzati della pandemia.

Sarà un’occasione preziosa per comprendere fino in fondo l’intricata rete di rapporti tra l’Oms, l’Italia e la Cina, e per verificare fino a che punto l’Organizzazione mondiale della Sanità si sia piegata a logiche di potere e di opportunità politica che ne hanno minato l’indipendenza scientifica e che la rendono ancora oggi prigioniera di equilibri geopolitici e compromessi diplomatici che hanno trasformato la scienza in un’opinione.

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