Il compleanno della discordia: "Guai a chi osa fargli la festa"

Una polemica senza fine. Niente pranzo con gli amici: "Napolitano e Letta impediscano questo scandalo"

Il compleanno della discordia: "Guai a chi osa fargli la festa"

Possono i festeggiamenti per un centenario che passeggia per le nostre strade riparandosi dall'afa con un berrettino bianco che lo fa sembrare indifeso, trasformarsi in un caso politico? Possono, se il vecchietto si chiama Erich Priebke, l'uomo che è stato condannato dal tribunale italiano all'ergastolo perché, da capitano delle SS, partecipò all'organizzazione e all'esecuzione dell'eccidio delle Fosse Ardatine a Roma, il 24 marzo 1944, in cui furono giustiziati 335 italiani come rappresaglia per l'attentato di via Rasella in cui il giorno prima erano morti 33 militari del battaglione Bozen. Una delle pagine più controverse della Seconda Guerra Mondiale, che non smette di dividere ancora oggi, quasi settant'anni dopo.

Priebke è agli arresti domiciliari, che sta scontando in un appartamento alla Balduina, quartiere bene della capitale. Lunedì prossimo, il 29 luglio, compirà cento anni. Ed è bastato che circolasse la voce di una possibile festa privata con parenti e amici, come accadrebbe per qualsiasi nonnetto che abbia la fortuna di scavallare il secolo di vita, per scatenare la rabbia di chi pensa che l'ex gerarca nazista non sia - per l'appunto - un vecchietto qualsiasi. «Roma non dimentica. Non si può festeggiare Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine», dice sicuro Nicola Zingaretti, presidente della regione Lazio. «Il pomo della discordia non è il centenario di Priebke ma l'omaggio che in molti vanno a fargli a casa», precisa Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica romana. Pacifici non si limita alla condanna, ma chiede espressamente «al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al premier Enrico Letta, al ministro Annamaria Cancellieri, al sindaco di Roma Ignazio Marino e al neogovernatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti» di vigilare perché non si svolga alcun festeggiamento di Priebke, «un uomo condannato per crimini di guerra, che non si è mai pentito, che non ha mai chiesto scusa, che non ha mai avuto pietà dei familiari delle vittime o delle persone che ha torturato a via Tasso». E la senatrice del Pd, Silvana Amati, ha presentato un'interrogazione a risposta urgente al ministro dell'Interno, Angelino Alfano, e a quello della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, per chiedere di fermare i festeggiamenti per il compleanno dell'ex SS.

Ma la questione non è così semplice. Si può impedire a un centenario, ancorché condannato per un crimine odioso seppur storicamente controverso, di festeggiare un compleanno così insolito? Per l'avvocato di Priebke, Paolo Giachini, il dibattito scatenato dalla sola ipotesi di un Priebke-party è frutto di un «clima d'odio, di mistificazione e aggressione», di un «linciaggio mediatico», di una vera e propria «caccia alle streghe». «Rivolgo un appello alle più alte cariche istituzionali, ma anche a tutti gli uomini di buon senso e buona volontà - scrive Giachini -, per chiedere il rispetto dei principi fondamentali della nostra Costituzione sanciti dall'articolo 3 e dall'articolo 27». «Non si può infliggere, in Italia, pena che vada al di là dell'ergastolo o altri trattamenti degradanti - spiega il legale -. Erich Priebke ha 100 anni e sta scontando il massimo della pena in assoluta buona condotta e nel totale rispetto della legge. Un linciaggio mediatico nei suoi confronti con mistificazioni e preventivi processi alle sue intenzioni è al di fuori della nostra cultura giuridica e civile ed è estraneo alle regole di uno Stato di diritto». La festa, insomma, è in dubbio.

Quello che lunedì ci sarà certamente è il sit-in annunciato davanti a casa Priebke lunedì prossimo dal coordinatore nazionale di Cantiere democratico Stefano Pedica. Ma scommettiamo che non ci saranno né torta né candeline.

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