Nessuna tregua. Anzi. All’indomani dell’incontro con il presidente del Consiglio Enrico Letta, il numero uno della Confindustria Giorgio Squinzi arriva a lanciare l'ultimatum. Chiede risposte concrete, e fissa un termine: due settimane. Il 19 febbraio il premier è atteso in viale dell'Astronomia per un faccia a faccia. "Ha accettato - spiega Squinzi - di partecipare ad una riunione interna dell’associazione degli industriali, il Comitato di Presidenza o il Direttivo, portando delle soluzioni, alcune già fatte, altre avviate". È il messaggio è chiaro: Letta farà bene a non presentarsi a mani vuote. "Sarebbe un grosso problema - avverte il presidente di Confindustria - non ci resterebbe altro che appellarci a Napolitano".
Un governo Letta bis, Renzi premier, elezioni? Squinzi non si sbilancia. "Se non arriveranno le risposte invocate da tempo dalle imprese - si limita a dire - mi affido al Capo dello Stato che, nella sua grande saggezza, prenderà le decisioni giuste". Anche sul segretario del Pd Matteo Renzi il leader di Confindustria preferisce essere cauto. E non sbilanciarsi nel dare un giudizio tranchant sul "Jobs act". Squinzi è in viaggio per Firenze mentre Radio24 trasmette l'ennesimo ultimatum a Letta. È il secondo nel giro di pochi giorni. Con Renzi si incrocia a un convegno, consultano le agende, e come avevano già fatto incontrandosi allo stadio per Fiorentina-Sassuolo a fine dicembre si lasciano con il proposito si sentirsi o vedersi presto, probabilmente tra 12 e 13 febbraio quando entrambi saranno a Roma.
Ad aprire un nuovo fronte di pressione su Letta è anche la Cgil, che con Susanna Camusso che sottolinea "l’urgenza e la drammaticità della situazione" per chiedere che "si sospenda il dl di revisione per la concessione degli ammortizzatori in deroga, si avvii il confronto per ammortizzatori sociali universali, si garantisca continuità agli strumenti in essere per gli accordi fatti e quelli in fieri".
Nei confronti del governo la posizione di Squinzi, forte su questa linea di un ampio consenso interno, è stata ribadita nel faccia a faccia di ieri con Letta a Palazzo Chigi: bisogna agire in "tempi strettissimi" per dare forza a una ripresa che si presenta troppo debole per tirare il Paese fuori dalle secche di una lunga crisi. "Il tempo è scaduto", ha avvertito Squinzi. Ed ora è con questo spirito che gli industriali attendono il premier in via dell’Astronomia: "Qui i soldi, qui il cammello". Dopo alcuni giorni di silenzio, all’estero in viaggio di lavoro per la sua Mapei, Squinzi ha alzato il pressing lo scorso 30 gennaio, con una lettera al premier sul caso Electrolux: serve "una forte azione del governo a difesa dell’industria", la mancanza di risposte "ha accentuato la difficoltà", "in assenza di una inversione di questo trend andremo irrimediabilmente verso la desertificazione industriale". Ma è stata l’intervista di Squinzi a In Mezz’ora su Rai Tre ad innescare lo scontro. Le stime sulla ripresa "non ci permettono di guardare con ottimismo verso il futuro", "o si cambia passo o ad un certo punto andiamo a votare". Parole stridenti con l’ottimismo che il premier, in quelle stesse ore, stava manifestando nei Paesi del Golfo per promuovere il sistema Italia. "È bene che ognuno faccia il suo lavoro", è la replica di Letta. Poi la stoccata: "Confindustria dia segnali di fiducia e non solo di disfattismo".
"Più che un disfattista credo di essere un realista", ha ribattuto oggi Squinzi. Quando si sono incrinati i rapporti? "La cosa che ci ha colpito negativamente di più - spiega - è il mancato intervento significativo sul cuneo fiscale del lavoro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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