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Confindustria, Squinzi: "Fisco zavorra intollerabile"

Il neo presidente nel suo primo discorso davanti all'assemblea degli industriali: "Servono riforme, a partire da quella della pubblica amministrazione". E sul lavoro: "Il ddl non convince"

Confindustria, Squinzi: "Fisco zavorra intollerabile"

Da oggi Giorgio Squinzi è il nuovo presidente di Confindustria al posto di Emma Marcegaglia con il 94% dei consensi. "Il nostro primo compito è arrestare l’emorragia e restituire fiducia", ha detto nel suo discorso di insediamento il neo leader degli indusrtiali che parte subito all'attacco e rimprovera il governo su diversi temi, a partire da tasse e riforma del lavoro. "La bassa crescita dell’Italia è determinata soprattutto dalla difficoltà di fare impresa", aggiunge sottolineando che in ogni caso Confindustria "deve restate indipendente".

Sono quattro le strade da intraprendere per Squinzi: riforma della pubblica amministrazione - quella che definisce "la madre di tutte le riforme" - e semplificazione normativa, pagamenti della pubblica amministrazione, tagli alla spesa pubblica per una riduzione della pressione fiscale e rilancio "sostenuto" dei consumi interni, credito alle imprese. "Ed è per questo e con questo spirito che chiadiamo di aprire un confronto per una nuova politica industriale che consenta a questo paese una vera prospettiva di crescita". In particolare il presidente di Confidustria si augura che la cosiddetta spending review non sia solo "una bella analisi dei tagli possibili".

E davanti all'assemblea degli industriali, Squinzi lancia il suo primo monito al governo: "Il fisco è una zavorra intollerabile che si aggiunge ad altre zavorre", al punto che la pressione fiscale reale complessiva è "al 68,5% contro il 52,8% in Svezia, il 46,7% in Germania, il 37,3% nel Regno Unito". Chiedendo che non ci siano "nuovi balzelli o tasse fantasiose", il leader degli industriali aggiunge: "Una cosa vorrei dire con la massima chiarezza: non stiamo chiedendo e non chiederemo la luna. Stiamo solo chiedendo di poter lavorare in un Paese meno difficile e inospitale, più normale, più simile agli altri Paesi avanzati".

E incalza Monti anche sul tema del lavoro: "Se la riforma delle pensioni è stata severa, ma necessaria la riforma del mercato del lavoro appare meno utile alla competitività del Paese e delle imprese di quanto avremmo voluto. Modifica il sistema in più punti, ma, a nostro giudizio, non sempre in modo convincente"

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