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Il "conservatorismo" deteriore di un Pd che dice sempre no a tutto

È difficile trovare una difesa dello status quo più ferrea e ottusa di quella esercitata da questo Pd

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Certo Elly Schlein è inciampata nelle parole quando ha accusato la maggioranza di conservatorismo, se non addirittura di assumere posizioni reazionarie. È infatti difficile trovare una difesa dello status quo più ferrea e ottusa di quella esercitata da questo Pd: sempre conformista, politicamente corretto, allineato alle parole d’ordine del momento, sempre volto a espandere l’area dello Stato» Va detto che il termine «conservatorismo» merita rispetto, dato che – in molti casi – esso ha interpretato la volontà di difendere i diritti ereditati dal passato. Quando la politica ha iniziato a invadere ogni ambito, un buonsenso conservatore ha iniziato a emergere in coloro che hanno guardato con orrore alla restrizione progressiva delle libertà individuali. Chi legga attentamente George Orwell scoprirà che perfino in questo scrittore socialista non mancano tratti di tale sano conservatorismo.

Se c’è invece un’attitudine conservatrice in senso deteriore, quale difesa di privilegi, questa è spesso riconoscibile nella scelte della cosiddetta «sinistra Ztl» (i radical chic dei centri cittadini) di cui la segreteria Schlein è l’espressione più evidente. E d’altra parte, il Pd non è forse ormai il partito più vicino agli apparati burocratici e a tutto ciò che ostacola uno sviluppo imprenditoriale della società?
D’altra parte, l’area politica che ha elevato a dogmi una serie di fatti più o meno occasionali avvenuti negli ultimi due secoli (dall’unificazione alla costituzione repubblicana, fino al progetto di super-Stato europeo) è proprio quella detta «progressista», che a tutto è disposta meno che ad accettare innovazioni e trasformazioni.

Basti vedere com’è ostile a ogni mutamento istituzionale In futuro, allora, la Schlein farà bene a non tirare in ballo veri e falsi conservatori.

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