Ci siamo. Domani sera sapremo se la sinistra italiana riuscirà a scrollarsi di dosso comunismo e post comunismo e a imboccare la strada della socialdemocrazia. Se sarà Bersani a vincere le primarie del Pd non avrà fine la guerra civile che ha paralizzato l'Italia da vent'anni a questa parte. Se a spuntarla sarà invece Renzi, per la prima volta non è impossibile ipotizzare una alleanza di governo tra liberali e socialdemocratici, così come avviene con buoni risultati in altri Paesi europei.
Forza Renzi, quindi, anche se il successo del sindaco di Firenze potrebbe erodere e non di poco il risultato elettorale, già fragile, dei partiti di centrodestra. Mi piace pensare, e sperare, che Renzi andrà per la sua strada indipendentemente dal risultato. La frattura tra lui e l'attuale gruppo dirigente Pd è tale da non lasciare prevedere ricomposizioni amichevoli. Che ciò avvenga prima o dopo le elezioni di marzo cambia certo lo scenario a breve ma lascia intatta la prospettiva. E anche su questo ragioneranno oggi ad Arcore Silvio Berlusconi, Gianni Letta e Angelino Alfano in un incontro a questo punto decisivo. L'idea sul tavolo resta quella di spacchettare il Pdl con il ritorno a Forza Italia (con una squadra fortemente rinnovata) e una formazione più radicale (ex An) guidata da Giorgia Meloni. Niente primarie, niente scontri fratricidi, ma un accordo politico di separazione consensuale per arricchire l'offerta politica da opporre al blocco di sinistra.
Se la telenovela dovesse avere un finale simile, la partita resta aperta giocando sul piano delle alleanze pre e post elettorali. Altrimenti il doppio vento Renzi-Grillo rischia davvero di punire oltre le sue colpe quello che fu il Pdl.
Ps. Scrivo questo articolo dalla mia scrivania mentre aspetto che la Digos venga per procedere al mio arresto, così come annunciato.
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