Roma - Perché uno stesso farmaco viene pagato da una Asl anche duecento euro di più rispetto ad un’altra, pur essendo identico il principio attivo e la quantità?Perché una protesi d’anca può costare dieci volte tanto a seconda di chi la compra?
Misteri della sanità italiana che ora in tempo di vacche magrissime vanno definitivamente sciolti. Dal primo luglio infatti dovrebbero essere fissati dei prezzi massimi, un tetto di spesa per dispositivi medici e farmaci. E chi sfora il tetto, la Asl che si «allarga», pagherà di tasca sua.
Il governo Monti con il piano di spending review messo a punto da Enrico Bondi ipotizza di poter risparmiare un miliardo e mezzo nel settore della sanità, puntando soprattutto sui beni ed i servizi, un comparto che vale circa 30 miliardi di spesa. E senza ridurre né il numero né la qualità delle prestazioni per i cittadini. Si tratta di una «mission impossibile»? Nel mirino farmaci e dispositivi medici, ovvero siringhe, garze, protesi, stent.
L’Authority per i contratti pubblici in applicazione della legge 111/2011 varata dal precedente governo deve pubblicare a partire dal luglio 2012 l’elaborazione dei prezzi di riferimento, relative a farmaci per uso ospedaliero e dispositivi medici, anche sulla base delle rilevazioni fatte dall’Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas). L’idea di affidare a Piero Giarda il compito di monitorare la spesa pubblica per trovare sacche di sprechi era stata, infatti, del governo Berlusconi. Poi Giarda è diventato ministro per i Rapporti con il Parlamento del governo Monti che a sua volta ha affidato a Bondi il compito di grattare tra le pieghe della spesa. Gratta, gratta alcune elaborazioni sono già pronte e sono state rese pubbliche sul sito dell’Authority. Si tratta dei prezzi minini e massimi di alcuni dispositivi medici e di alcuni farmaci. Uno strumento utile, avverte la stessa Authority, «per una eventuale revisione dei processi di spesa».
Le tabelle confermano che qualcosa nella spesa pubblica su farmaci e dispositivi sanitari non va. Doveroso premettere che per alcuni dispositivi si può fare un discorso di qualità. È possibile ipotizzare che se una Asl paga per una protesi d’anca 284 euro ed un’altra 2.575 ci sia una differenza anche se si tratta di ceramica in entrambi i casi. Ma allora bisogna anche chiedersi perché in alcune Asl usano protesi evidentemente scadenti ed altre di ottima qualità. Lo stesso ragionamento si può fare per gli inserti tibiali, mobili, che partono da un minimo di 199 euro ed arrivano addirittura a 2.479 euro. Quelli fissi invece partono da 199 ma arrivano «soltanto » a 1.152. Più difficile fare un discorso di «qualità» su aghi, siringhe e garze. Perché una garza in cotone può costare da 2,890 a 7,470? Perché una siringa monouso va da 0,050 a 0,118? Differenze da poco? No, se calcolate sulle enormi quantità che ogni giorno si usano nel servizio sanitario nazionale. Sui farmaci poi il divario di prezzi non è spiegabile. Perché una fiala di Epoetina Alfa (si usa per i pazienti sottoposti a chemioterapia affetti da grave anemia) nella stessa quantità viene pagata da alcune Asl 64 euro e da altre 276? Perché l’Antitrombina III umana va da 78,370 a 290 euro? E perché, invece, un altro antitumorale, il Rituximab 500mg, costa esattamente 1.318 euro ovunque?
Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, qualche idea se la deve essere già fatta visto che ha calcolato «circa 7 miliardi di spesa rivedibile » su beni e servizi.
Niente tagli lineari nel Servizio sanitario nazionale assicura Balduzzi, ma «percorsi di riorganizzazione, riqualificazione e riduzione per arrivare ad una contrazione che già nel 2012 potrebbe superare il 10 per cento».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.