Così Bersani silura Renzi

Per evitare la pensione, i big del Pd si accordano sotto banco. Ecco il "grande patto" che zittisce Renzi e blinda le future nomine del partito

Quello che è in corso all'interno del Partito democratico è qualcosa di più del semplice scontro generazionale. Ne ha di fiato da sprecare Rosy Bindi assicurando che, prima o poi, si faranno le primarie e, al tempo stesso, chiedendo a Pier Luigi Bersani di mettere in riga Matteo Renzi insegnandogli il rispetto per i più anziani. In realtà, persino la presidente piddì sa che qui non si tratta di "rispetto". Quel discolo del sindaco di Firenze sta cercando di soffiare la sedia di sotto al leader e di mandare a casa quell'establishment democratico che è nato, cresciuto e invecchiato in parlamento. Bersani, che è più scaltro della Bindi, al posto di mettersi a un tavolo e confrontarsi con la spinta rottamatrice di Renzi preferisce blindare il proprio futuro con un "grande patto" che blinda tutti i big del Pd.

Chiamatelo un po' come volete. Patto o polizza sulla vita. Il risultato non cambia. Lo sa bene Ignazio Marino che, ai microfoni di Omnibus, fa sapere che "alla fine si troverà il modo per non fare le primarie". Il tour in camper di Renzi è destinato a finire in nulla, qualora i vertici di via del Nazareno riusciranno ad arginare l'assalto alla diligenza. Nessuno dei notabili piddì hanno la benché minima intenzione di farsi da parte. "Devi intervenire tu - avrebbe detto la Bindi a Bersani - serve rispetto". Così, mentre la pasionaria riesce a trovarsi d'accordo con il leader del Sel Nichi Vendola sulla candidatura di Romano Prodi al soglio del Quirinale, i rottamatori hanno ingaggiato la battaglia contro i "vecchi" dirigenti. Settimana prossima Renzi si metterà alla guida di un camper per andare alla conquista dell'elettorato di centrosinistra stufo dei vari Bindi, D’Alema, Veltroni e Finocchiaro. Come fare a fermarlo? Secondo un retroscena di Goffredo De Marchis, pubblicato oggi su Repubblica, Bersani & C. starebbero tessendo un "grande patto" per blindare i vertici del partito. Lo schema prevederebbe - in caso di vittoria alle prossime elezioni politiche - Bersani a Palazzo Chigi, Walter Veltroni alla presidenza della Camera e Massimo D’Alema ministro. E ancora: "Franceschini spera nella presidenza della Camera, ma per quel posto è in corsa Veltroni - spiegava Antonello Soro, ex capogruppo piddì a Montecitorio ora all’Authority per la Privacy, all'inizio dell’estate - Dario daranno la segreteria del Pd".

Il "grande patto" dei maggiorenti non è soltanto un brusio che si mormora in via del Nazareno. Nell'aria e nei palazzi romani c'è qualcosa di più di un'indiscrezione. Nei giorni scorsi, il Foglio aveva parlato dell'esistenza di un vero e proprio "papello". Una sorta di "toto poltrone" (così la chiama Repubblica) per far mettere l'anima in pace a tutti i big piddì in odore di pensionamento. Basta una poltroncina qui, una promessa là per mettere tutti d'accordo ed evitare quella litigiosità (tipica della sinistra italiana) che fa perdere una valanga di voti.

Insomma, è presto fatto: Bersani premier, la Bindi vicepremier, Veltroni presidente della Camera, D’Alema alla Farnesina, Franceschini segretario dellla baracca democratica e Fioroni (di nuovo) ministro. Il tutto senza fare i conti con l'elettorato prima e con gli alleati poi. E le primarie? Marino è fermamente convinto che, in un modo o nell'altro, Bersani troverà l'inghippo per evitarle.

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