Così nasce un nuovo tipo: il guardone dell'aldilà

diL'invadente arroganza della tecnologia informatica sta generando un nuovo tipo umano: il guardone dell'adlilà. Capisco il desiderio dei congiunti di mantenere un legame con il proprio defunto: la fotografia, la dedica, un pensiero che sono apposti sulla lapide aiutano a ricordare, come ci insegna la grande cultura della nostra civiltà, da Omero sino, almeno, al Foscolo, la devozione per i trapassati è la testimonianza più semplice e naturale per non dimenticare le origini e la storia a cui siamo legati.
A molti non sarà sfuggito, nell'occasione della visita ai defunti, il frequente cattivo gusto sparso senza ritengo nei cimiteri. Tombe che sembrano carri allegorici da carnevale viareggino, dediche al caro estinto simili a proclami di vittorie belliche o a celebrazioni degne di un eroe della patria. Osserviamo questi eccessi con giusta indulgenza, lasciando perdere valutazioni estetiche che sarebbero soltanto presuntuose.
La tomba stile i-Pad, ideata dalla signora inglese, ha la doppia pretesa di innovare un modello di comunicazione funerario ormai millenario e di «vitalizzarlo». Ora, si può osservare che il nostro costume sta cambiando molto in fretta proprio grazie all'informatica, e quindi non si capisce perché l'informatica non dovrebbe anche cambiare la forma di devozione nei confronti del defunto. E si potrebbe anche sostenere che gli ipertesti, Twitter, Facebook e compagnia bella hanno migliorato la comunicazione in tutte le sue forme espressive. Dunque: tenerli lontani dalle tombe sarebbe un po' ipocrita e un po' antimoderno.
Metto subito le mani avanti: si ricordino i propri defunti come si creda; già c'è tanta mestizia e malinconia in questa memoria che se qualcuno trova un modo per rendere meno penosa la rimembranza, lo usi a suo piacimento.
Ho fatto questa premessa perché il nostro rapporto coi defunti dipende dal senso della nostra religiosità che, inevitabilmente, influenza anche le percezioni estetiche che ci orientano verso la morte e coloro che sono mancati. Raccoglimento, riserbo, silenzio sono stati d'animo che mi aiutano a sopportare il dolore, la nostalgia per chi ho amato e non è più con me. La sobrietà, la finezza sono le percezioni estetiche che pretendo dalla mia famiglia per onorare il ricordo di quella parte della famiglia che ci ha lasciato. Sono convinto che il paradiso di chi è morto sia continuare a vivere nel cuore di chi è rimasto su questa terra. È un sentimento che coinvolge innanzitutto i parenti, ma agli altri rimangono il pensiero e le opere di chi se n'è andato.
Per onorare i defunti si possono eliminare il ricordo che abita nel cuore, si può fare a meno della memoria del loro pensiero e delle loro opere con qualche altra forma di comunicazione? La tomba i-Pad non surroga né l'uno né gli altri: li sostituisce con una morbosa curiosità «del vediamo chi è questo qui», che non aiuta a ricordare ma a banalizzare e volgarizzare il ricordo.

Forse si guadagnerà una nuova forma di popolarità mortuaria, espressione di un narcisismo che ossessiona i vivi pensando ai morti; e chi non vorrà essere guardato narcisisticamente nell'aldilà e desidera riposare in pace, dovrà a questo punto premunirsi di un testamento anti accanimento informatico mortuario.

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