Covid: il blocco dei voli era contrario all'Oms, ma Speranza non lo sapeva

Il caos sulle misure emerge dalla nuova desecretazione dei verbali. Bignami riprende il Giornale: "Chiarire le pressioni di Pechino"

Covid: il blocco dei voli era contrario all'Oms, ma Speranza non lo sapeva

Misure inefficaci ma buone per rassicurare la gente, decisioni improvvide come il blocco dei voli, prive di valore scientifico ma spacciate per decisive e obbligate, riunione carbonare e segrete, di cui non esistono verbali, dalle quali molti membri di Cts e task force venivano esclusi. Dalla desecretazione delle audizioni degli scienziati che hanno collaborato con il governo di Giuseppe Conte e Roberto Speranza per contrastare la pandemia di Covid emerge un quadro allarmante, che si mescola alle pressioni della Cina sull'Oms per evitare a Pechino un danno reputazionale e bloccare report scomodi su misure di contenimento e diffusione del virus. Oggi pomeriggio il presidente della commissione Covid Marco Lisei (Fdi) ha desecretato due verbali relativi alle audizioni dell'esperto di sicurezza aerea Mauro Dionisio del 16 aprile scorso e quella del 13 maggio scorso di Carlo Urbani, già dg della Sanità dal 2017 al 2022.

Incalzato, Dionisio - che lavorava “in un ufficio che si confronta inevitabilmente con il National focal point di tutti i Paesi” - non si fa attendere prima di sbugiardare il ministro della Salute Speranza sul blocco dei voli da e per la Cina: “Quando fu imposto il blocco degli arrivi da Wuhan prima e dall'intera Cina dopo fui contattato da Bruxelles e i miei colleghi mi fecero osservare, ma io non ne ero a conoscenza, che il regolamento sanitario internazionale non consente il blocco dei voli, specialmente nelle situazioni come quella nella quale ci trovavamo, senza aver consapevolezza dei periodi di incubazione, né delle modalità di trasmissione”.

Il blocco dei voli da e per la Cina, secondo le dichiarazioni di Dioniso, non sarebbe avvenuto nell’ottica dei toni trionfalistici di Speranza, che il 31 gennaio 2020 con un post su Facebook tentava di fare passare la misura del blocco dei voli come un grande successo dell’Italia nell’ottica della prevenzione: “Siamo il primo Paese europeo ad avere bloccato i voli da e per la Cina”. Anzi, a decidere la misura sarebbe stata l'incompetenza legislativa dei dirigenti del ministero della Salute, che non conoscevano la Regolamentazione sanitaria internazionale, ovvero il fondamento giuridico internazionale delle misure di salute pubblica in caso di epidemie dal 2007 ai giorni nostri.

Per Dionisio, il blocco dei voli non aveva nemmeno alcun fondamento scientifico. Partendo dal verbale della task force del 3 febbraio 2020, alla domanda del presidente della commissione d’inchiesta Marco Lisei sull’eventuale fondatezza statistica della chiusura dei voli da e per la Cina rispetto a proiezioni sull’eventuale rallentamento dell’importazione del Covid con il blocco dei voli dalla Cina, Dionisio specifica: “La scelta avvenne un giorno che il segretario generale mi avvicinò e mi disse “Mauro, il ministro vuole bloccare tutti i voli diretti dalla Cina” e io gli risposi “Beppe, così contrastiamo il regolamento sanitario internazionale” e lui disse «il ministro lo vuole, dobbiamo procedere».

Ma é ancora a un’altra domanda di Francesco Ciancitto (Fdi) che Dionisio mette in mostra l’irrazionalità presa dal ministero della Salute sui controlli alle frontiere. Rifacendosi al verbale della task force del 24 gennaio 2020, Ciancitto chiede Dionisio come mai non si sia voluto fare tesoro delle esperienze di Paesi colpiti prima dell’Italia come il Giappone e la Corea del Sud, i quali non solo misuravano la temperatura corporea di tutti coloro che atterravano da Wuhan ma ne prevedevano anche l’isolamento preventivo: “Non glielo so dire”, risponde Dionisio. Alla faccia della best practice di cui si vantava il ministro sui social.

Sempre Dionisio mette a nudo la strumentalità dei termoscanner negli aeroporti che si sono dimostrati inefficaci nel tracciamento dei contagi. Secondo Dionisio, i termoscanner servivano a filtrare quei pochi pazienti febbrili mentre lasciavano entrare nel Paese tutti quelli che non lo erano. "Ho avuto davvero l’impressione che con lo scanner si volesse sottolineare l'impegno che era stato preso, anche se, come poi abbiamo visto, il vantaggio è stato relativo". Insomma era tutto basato su una comunicazione rassicurante, anche se agli esperti era ben noto che l'efficacia sarebbe stata minima.

A questo punto, viene da chiedersi: chi prendeva queste decisioni, da cui é proprio Dionisio a dissociarsi (“Ci tengo a sottolineare che le strategie in merito alla profilassi sono state decise a un livello più elevato del mio, mentre io ero l'ultima ruota del carro in quel contesto, essendo un dirigente di seconda fascia”)? Dopo le riunioni della task force "rimanevano in sede i decisori, i dg con i vertici", “posso provare a immaginare che in una di quelle riunioni della task force ci sarà stata la conclusione, riservata con i vertici”, conclude Dionisio.

Intanto il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Galeazzo Bignami riprende le rivelazioni del Giornale sulle pressioni dell'Oms per ritirare il report del funzionario di Venezia Francesco Zambon, allontanato e risarcito con 25mila franchi dall'Oms. "Emergono nuovi e inquietanti dettagli sulla gestione dell’epidemia di Covid-19 da parte del duo Conte-Speranza. Sulla base di quanto emerso da un’inchiesta giornalistica de Il Giornale il report della sezione italiana dell’Oms del 2020, che aveva dettagli imbarazzanti sulla gestione ‘improvvisata, caotica e creativa’ del governo giallorosso, fu rimosso su pressioni del rappresentante cinese dell’Oms. Se questo fosse confermato saremmo dinanzi a una grave ingerenza cinese ma anche al tentativo di Pechino di ridimensionare le sue responsabilità in merito alla diffusione dell’epidemia. Infatti, in quel report tra le varie cose si metteva in evidenza che questo virus sarebbe circolato in Cina già prima della fine del 2019".

Le nostre autorità lo sapevano? E da chi? "Su questo in Commissione Covid chiederemo che sia fatta chiarezza su quanto accadde in quei giorni, se davvero ci sono state pressioni cinesi per ritirare il rapporto Oms, se Conte e Speranza sapevano dell’esistenza del virus prima che arrivasse in Europa, e se davvero non hanno messo in atto tutte le necessarie misure per proteggere la popolazione, dandosi a una gestione ‘improvvisata, caotica e creativa’. Come abbiamo sempre detto va fatta un’operazione verità, liberando quel periodo dalle tante opacità e ombre che ancora persistono”, conclude Bignami.

È proprio il capogruppo Fdi a rivolgere in commissione a Urbani la domanda sul presunto "piano tenuto segreto del governo per non creare allarmi", adottato in alternativa al Piano pandemico considerato superato perché non aggiornato, con la contrarietà di molti scienziati come l'ex capo dello Spallanzani Giuseppe Ippolito, di cui Dionisio parla al Corriere della Sera il 21 aprile del 2020. "Circolavano degli scenari, in seno al Cts.

In assenza di misure, se avessimo lasciato il virus libero di correre, di 600mila- 800mila morti. Non era un piano ma un documento che decidemmo di tenere riservato, perché negli scenari previsti era insostenibile per il Servizio sanitario nazionale avere 40mila terapie intensive". Alla faccia del "siamo pronti"

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