La Procura accusa: "Hanno manipolato i dati"

Il pm di TRani chiude le indagini sulle agenzie di rating: "Declassamenti intenzionali e informazioni distorte". La credibilità dei colossi internazionali precipita

Moody's come Standard & Poor's. Se non peggio. Moody's come la strega cattiva delle favole, in grado di trasformare il bellissimo principe in un rospo ripugnante. L'inchiesta della procura di Trani fa a pezzi l'autorevolezza delle agenzie di rating. Dopo aver picconato Standard & Poor's, ora il pm Michele Ruggiero chiude anche il filone relativo a Moody's. E accusa i dirigenti dell'agenzia di aver intenzionalmente creato un accostamento a dir poco temerario fra il rischio Italia e il rischio Grecia, provocando un deprezzamento a cascata dei titoli bancari italiani. La giornata chiave è quella del 6 maggio 2010. In quel momento il timore che gli istituti di credito tricolori vadano gambe all'aria è remoto, ma il report diffuso alle 10.04, a mercati aperti, taglia le gambe al nostro Paese. E finisce col generare un effetto domino di panico. È il cane della finanza che si morde la coda, in una guerra psicologica in cui conta più l'annuncio che la realtà.

«L'analisi - scrive il pm - suggeriva intenzionalmente con un ambiguo e tendenzioso artificio argomentativo, una relazione fra il rischio Grecia e la rischiosità delle banche italiane». Insomma, alle 10 del mattino, dall'alto della sua presunta, imperscrutabile onniscienza, Moody's mette in circolo una dose da cavallo di adrenalina e con un ragionamento più che contorto trasforma l'Italia in un'anatra zoppa. Da quel momento migliaia di colletti bianchi, fra la City e Wall Street, si convincono che Roma sia come Atene. «Invece la relazione fra i due Paesi e la rischiosità - fa notare Ruggiero - a quella data erano inesistenti e tuttavia, proprio in diretta conseguenza di quell'annuncio, furono percepite come reali». Ecco il sortilegio: la bacchetta magica del rating tocca l'Italia e l'Italia diventa brutta e cattiva. Come in una favola cupa. Certo, l'Italia non era il principe ammirato, ma nemmeno quel mostriciattolo fotografato nell'annuncio e nel report.

Per intenderci, l'esposizione delle banche italiane nei confronti della Grecia era bassa e pari all'1,2%, a fronte del 6,1% delle banche portoghesi, del 2,9 di quelle francesi e dell'1,4 di quelle tedesche, ma la forza dell'annuncio scavalcò la solidità delle cifre. E mise in moto un cataclisma mediatico, suscitò «un coro di reazioni critiche da parte delle supreme autorità pubbliche italiane», infine spaventò i mercati alterando i rendimenti dei titoli bancari.

Naturalmente, si può discutere sui confini, sempre incerti fra uno studio superficiale e la malafede di chi vuole fare male a un Paese, ma Ruggiero si addentra in questo territorio. «Gli analisti - prosegue il pm - fornivano intenzionalmente ai mercati finanziari informazioni tendenziose, distorte (e come tali anche falsate) in merito all'affidabilità creditizia del sistema bancario italiano, idonee a disincentivare l'acquisto di titoli bancari italiani e a deprezzarne così il valore».
Insomma, dev'essere chiaro che un annuncio intempestivo e a dir poco approssimativo può costare cifre ingenti e può mettere a repentaglio la tenuta di un Paese. Le agenzie di rating avevano e hanno tuttora un potere che è difficilmente misurabile e che pochi coraggiosi, almeno fino a qualche tempo fa, osavano mettere in discussione. Basti pensare che i giudizi acuminati degli esperti del rating hanno indebolito il Cavaliere più di tante mosse dell'opposizione. E alla fine l'esecutivo è stato travolto proprio dalle cifre e impietose della finanza.

Nel mirino del pm finiscono dunque il vicepresidente e senior analyst Ross Abertcomby e il direttore finanziario Johannes Wassemberg, accusati di aggiotaggio e manipolazione del mercato. Elio Lanutti di Abusdef e Rosario Trefiletti di Federconsumatori sono sul piede di guerra e parlano di danni per 120 miliardi, sommando tutte le suggestioni dalle gambe corte contenute nei report delle tre sorelle del rating. Di più, fanno sapere che nell'eventuale processo si costituiranno parte civile e assisteranno gratuitamente i risparmiatori danneggiati. Certo, anche Ruggiero sottolinea «il sensibile deprezzamento dei titoli bancari italiani» e «il danno patrimoniale di rilevantissima gravità» per il sistema creditizio. Moodys' come e peggio di Standard & Poor's. Errori. Sviste.

E grani di dilettantismo nel tempio della scienza finanziaria. Saranno i giudici a stabilire una volta per tutte la frontiera fra professionalità traballante e comportamento da codice penale. Il mito, però, non c'è più.

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