Un giornale in difficoltà, qualsiasi sia l’orientamento politico o ideologico, è una brutta notizia per tutto il giornalismo. Se poi la crisi è di un supplemento culturale, la notizia non è terribile. Qualsiasi progetto politico, ideologico o etico non può che essere orientato da un’idea forte di cultura.
E la pessima notizia è che Saturno, l’inserto letterario del Fatto quotidiano, rischia la chiusura, o comunque un pesante ridimensionamento. Dopo la guerra fratricida, nell’aprile scorso, tra Luca Telese e Stefano Disegni per la direzione dell’inserto satirico Misfatto, è la seconda incrinatura della testata fondata nel 2009 dalla coppia Padellaro-Travaglio, indubbiamente uno dei grandi successi giornalistici degli ultimi anni.
Però, nonostante le virtù della divinità - fecondità e ricchezza - Saturno non ha portato fortuna al Fatto quotidiano. Ieri la rete ha rilanciato il tweet con il quale Riccardo Chiaberge, direttore del supplemento culturale, ha annunciato, senza spiegazioni, le proprie dimissioni. La notizia - come spesso capita - si è autoalimentata in modo incontrollato fino a spargere la voce di una prossima chiusa di Saturno.
In realtà l’inserto sopravviverà, diretto pro tempore dallo stesso Padellaro in attesa della nomina di un nuovo direttore. Di certo non ci sarà più Chiaberge (per anni alla guida del Domenicale del Sole 24 Ore e prima ancora responsabile della Terza Pagina del Corriere della sera) che fondò Saturno, dirigendolo tramite un suo service, un anno fa esatto, il 25 febbraio 2011. I problemi, però, sono nati subito. E non per colpa del direttore (molto amato dai vertici del giornale: tra poco uscirà il suo libro Vespe. Fatti e misfatti della cultura italiana negli anni di Berlusconi con la prefazione di Travaglio...), ma del prodotto. Le otto pagine settimanali «di libri, arti, cinema, scienze», dal punto di vista delle vendite non hanno mai dato molte soddisfazioni alla redazione del Fatto. A fronte di un budget non esagerato ma neppure minimo (si parla di un costo di circa 10mila euro a numero, per un totale di 500mila euro l’anno), non si è registrato un aumento di copie vendute al venerdì, giorno di uscita dell’allegato culturale, e neppure una significativa raccolta pubblicitaria. E così, tempo fa, il consiglio di amministrazione del giornale ha chiesto a Chiaberge un nuovo progetto editoriale, meno costoso, che passasse da otto a quattro pagine. Progetto effettivamente presentato da Chiaberge, ma bocciato la settimana scorsa perché ritenuto insoddisfacente. E prima che il CdA comunicasse il mancato rinnovo del contratto da direttore responsabile (in scadenza il mese prossimo), lo stesso Chiaberge - anticipando tutti, e con una certa abilità c’è da dire - si è dimesso, di fatto lasciando passare il messaggio di un «siluramento».
Un anno fa, in un’Italia berlusconiana volgare
e illiberale, Chiaberge invitava a «scappare su Saturno». Ora, nella libera e colta Italia di Monti, è Saturno che se ne vola via da lui. Perché la cultura non si mangia. Né a casa di Tremonti, né in quella di Padellaro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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