RomaAntonio Esposito per ora si salva al Csm, ma su di lui è sempre più probabile che si abbatta la spada di Damocle dell'azione disciplinare.
Il presidente della sezione feriale della Cassazione che ha condannato ad agosto Silvio Berlusconi a 4 anni per frode fiscale evita il trasferimento d'ufficio per l'intervista su Il Mattino. Nella sua condotta, però, Palazzo de' Marescialli vede «profili di natura disciplinare e deontologica» da valutare nella sedi competenti. Come ha già iniziato a fare con una preistruttoria il procuratore generale della Suprema Corte (infatti Gianfranco Ciani, che quando scoppiò il caso criticò apertamente Esposito, non partecipa alla seduta) e anche il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri che ha attivato gli ispettori.
Il plenum del Csm decide, dunque, di archiviare la pratica per incompatibilità funzionale ambientale dovuta a comportamento incolpevole, spiegando che la legge non consente di intervenire quando un magistrato possa essere responsabile di illecito disciplinare. Questo sì colpevole.
Tra le polemiche, le forze di sinistra e in particolare il togato di Magistratura democratica Vittorio Borraccetti riescono ad ammorbidire la proposta durissima della prima commissione che definiva «particolarmente vistosa e inopportuna», oltre che «intempestiva», l'intervista di Esposito e approva una delibera che comunque bacchetta la toga troppo loquace. E, accogliendo l'emendamento dei laici Pdl Niccolò Zanon e Filiberto Palumbo, la trasmette alla quarta commissione perché valuti se debba in futuro influire sulla sua carriera.
Sono 17 i voti favorevoli, compresi quelli del vicepresidente Michele Vietti e del laico del Pdl Annibale Marini, numero uno della prima commissione. Degli altri laici di centrodestra, vota contro Bartolomeo Romano e si astengono Zanon e Palumbo, criticando l'«annacquamento» della delibera: «Ci auguriamo - sottolineano i due - che il Pg di Cassazione sciolga le sue riserve e faccia ciò che deve fare». Contrario anche il laico della Lega Ettore Albertoni, che voleva un riesame in commissione. «Il Csm - commenta- ha perso un'importante occasione».
Oltre al primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce, si astengono poi i togati di Magistratura indipendente Antonello Racanelli e Alessandro Pepe, critici verso la nuova versione della delibera che elimina le parti più severe del documento della commissione.
Rimane, in ogni caso, una dura reprimenda per Esposito, cui il Csm ricorda, citando il capo dello Stato Giorgio Napolitano, che i magistrati devono osservare nei loro comportamenti «misura e riservatezza», «non cedere a fuorvianti esposizioni mediatiche» e «non indulgere in atteggiamenti protagonistici e personalistici».
Tutte regole clamorosamente infrante dall'interessato nell'intervista in cui spiegava che Berlusconi veniva condannato non perché «non poteva non sapere» ma perché «sapeva». E questo, sottolinea il Csm, prima del deposito della motivazione della sentenza.
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