Il Csm decide: adesso Bruti rischia la rimozione

«Evidenti e immotivate violazioni dei criteri organizzativi dell'ufficio» da parte del procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati. «Ripetute omissioni della doverosa interlocuzione» con il pool guidato dall'aggiunto Alfredo Robledo, suo grande accusatore.
Sono alcuni dei motivi per i quali il togato di Magistratura indipendente Antonello Racanelli chiede al Csm di non archiviare la pratica sul clamoroso scontro tra le toghe meneghine, ma di fare «ulteriori approfondimenti». Per lui, non basta la probabile azione disciplinare per Bruti, su cui sta già lavorando il Pg della Cassazione: le irregolarità emerse giustificherebbero un trasferimento d'ufficio o almeno, visto che il mandato del capo dei pm scade a luglio, un no alla riconferma.
Oggi il plenum di Palazzo de' Marescialli dovrà discutere anche questa proposta, con quella maggioritaria firmata da Pina Casella (Unicost) per chiudere qui la vicenda e con una terza, del laico di centrodestra Nicolò Zanon e dal togato indipendente Aniello Nappi, che chiedono invece il trasferimento di Robledo (...)

(...) e la riconferma di Bruti, in difesa del principio della gerarchizzazione delle procure.
A questo punto, non si escludono colpi di scena: l'assemblea potrebbe spaccarsi, anche se si lavora in queste ore a ricomporre le divisioni.
La dettagliata controrelazione di Racanelli, 92 pagine, cita brani delle audizioni e una serie di violazioni sui casi giudiziari più clamorosi: Expo, Ruby, Sea, San Raffaele, Sallusti, Podestà. Gli ultimi due, scrive, «evidenziano il profilo di un procuratore non particolarmente attento al rispetto dell'autonomia e della dignità professionale dei magistrati del suo ufficio e all'uguaglianza degli indagati e/\o condannati davanti alla legge». Vicende che, per Racanelli, «pongono dubbi sull'indipendente ed imparziale esercizio delle funzioni». Perché, scrive, «il procuratore capo non può fare ciò che vuole: deve rispettare la legge ma anche i criteri organizzativi e in ogni caso i suoi provvedimenti devono essere motivati». Mentre Bruti ha deciso a chi assegnare i casi ignorando le competenze dei pool specializzati in certi reati (quelli contro la pubblica amministrazione, per Robledo), «fortemente» volute dal Csm.
Posizione opposta quella di Zanon e Nappi, la cui proposta arriva inaspettata, perché anche il laico di centrodestra con un ripensamento difende Bruti, leader storico di Magistratura democratica, contro Robledo. «Ma - spiega Zanon- non si può sacrificare, per questa vicenda, la base delle riforma che abbiamo voluto: il capo dell'ufficio ha la titolarità esclusiva dell'azione penale». Per i due consiglieri Robledo avrebbe agito per contrapposizione personale con il capo, senza denunciare di volta in volta le presunte irregolarità, poi citate tutte insieme nell'esposto. Per loro, le violazioni di regole organizzative non ci sono state o, semmai, sono dovute a ragioni di speditezza delle indagini.
Così, da un lato, Racanelli denuncia la «lacunosità dell'istruttoria» e chiede che la pratica torni in Prima commissione (trasferimenti) e che la Quinta (incarichi direttivi) valuti solo la posizione di Bruti e non quella di Robledo. E, dall'altra, Zanon e Nappi vogliono che Robledo sia trasferito e Bruti riconfermato, contestando la richiesta della maggioranza nelle due commissioni competenti di trasmettere gli atti alla Quinta, perché li valuti quando deciderà del secondo mandato del procuratore.

Condividono, invece, l'invio degli atti ai titolari dell'azione disciplinare, soprattutto per la «deplorevole dimenticanza» in cassaforte di Bruti del fascicolo Sea, trasmesso in ritardo a Robledo.

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