Da sinistra, al Csm hanno cercato di salvarlo in ogni modo e archiviare tutto. Ma alla fine, Antonio Esposito è finito sotto inchiesta per l'ormai famosa intervista al Mattino in cui il presidente della sezione feriale della Cassazione rivelava perché è stata confermata la condanna di Silvio Berlusconi per frode fiscale, prima che fosse depositata la motivazione della sentenza. Il giudice rischia un trasferimento d'ufficio, se prima non arriverà una condanna disciplinare.
Palazzo de' Marescialli ancora non ha ripreso la sua attività, ma alle 16 di ieri la seduta era affollata. Oltre ai 6 membri della commissione una decina di altri consiglieri ha voluto partecipare alla riunione, convocata d'urgenza dal presidente Annibale Marini (ex-numero uno della Consulta).
I toni sono stati a tratti molto duri. Ed è emersa una perfetta spaccatura in commissione, che poteva portare appunto all'archiviazione: 3 a 3. Da una parte, i togati di Magistratura democratica e Movimento per la giustizia Francesco Vigorito e Paolo Carfì con il laico Pd Glauco Giostra e, dall'altro, i togati di Unicost Mariano Sciacca (relatore) e Magistratura indipendente Antonello Racanelli con il laico Pdl Marini.
I primi sostenevano che non c'era materia per aprire l'istruttoria contro Esposito, sul quale pende già la spada di Damocle di un'azione disciplinare ancora in fase preliminare e premevano per l'archiviazione. Ma gli altri, in una discussione di quasi 3 ore, l'hanno spuntata con un compromesso, anche per salvare almeno l'immagine del Csm. Si aprirà l'istruttoria e si acquisirà la relazione fatta all'indomani dell'intervista dal primo presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce. Si chiederà a che punto è la pre-istruttoria disciplinare della Procura generale della Suprema corte, perché se partirà il processo al Csm si dovrà sospendere il lavoro della prima commissione. Ma per ora non si è acquisito il testo integrale del colloquio registrato con il giornalista del Mattino (che ha anche rivelato di essere stato contattato da Esposito e non viceversa).
Può un giudice che rivela allegramente in un'intervista particolari della discussione in camera di consiglio su un'importante sentenza di cui ancora non è nota la motivazione, continuare a fare con tutti gli onori il presidente di sezione in Cassazione? Oppure merita il trasferimento in un altro ufficio perché incompatibile con le sue funzioni? Sono queste le domande su Esposito alle quali dovrà ora rispondere la commissione del Csm, sollecitata dai tre laici Pdl che hanno chiesto di aprire la pratica: Nicolò Zanon, Bartolomeo Romano e Filiberto Palumbo. Alla fine dell'istruttoria si valuterà se archiviare il caso o trasferire Esposito per incompatibilità.
I promotori della messa sotto accusa di Esposito si aspettavano delle resistenze, con la giustificazione che gli accertamenti già avviati in materia disciplinare avrebbero dovuto portare alla sospensione di quelli in prima commissione. Ma ieri a Palazzo de' Marescialli si è andato oltre, con Giostra, Carfì e Vigorito che non volevano neppure che si avviasse l'inchiesta sulla famosa intervista. La parola d'ordine a sinistra sembrava: salvare il soldato Esposito, nel passato attaccato da quelle stesse correnti, ma oggi funzionale a certe posizioni politiche. Tutto questo, dati i numeri al Csm, può preludere comunque a una futura archiviazione, magari «vestita» da una ramanzina sulla semplice «inopportunità» della chiacchierata con il giornalista del Mattino.
Il giudice Esposito, da parte sua, ha chiesto a Palazzo de' Marescialli di essere tutelato da quelli che ritiene attacchi diffamatori da parte
soprattutto del Giornale, nelle sue inchieste su precedenti procedimenti del Csm contro di lui, finiti nel nulla, e comportamenti disinvolti densi di ombre. Questa eventuale pratica a tutela sarà trattata separatamente dal Csm.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.