La linea è quella delle ultime settimane, con Silvio Berlusconi che continua a seguire il doppio binario. Da una parte sostegno incondizionato a Enrico Letta, dall'altra il pressing sul fronte degli interventi economici che continua a considerare irrinunciabili. Almeno fin quando non gli fanno leggere la requisitoria con cui il pm Antonio Sangermano chiede sette anni per Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora per il cosiddetto Ruby bis. A quel punto, apriti cielo.
Insomma, una sorta di Cavaliere double face. Che se per un verso non vuole assolutamente mettere in difficoltà il governo, per un altro non ha alcuna intenzione di accantonare quei temi che in campagna elettorale gli hanno consentito di recuperare punti su punti. Ma il doppio binario non è solo rispetto all'esecutivo, visto che pure sul lato Pdl l'ex premier gioca a tenere insieme i due fronti, quelli che nelle semplificazioni giornalistiche sono i governativi e gli antigovernativi. Se infatti da una parte insiste nel ribadire la sua piena fiducia ad Angelino Alfano (e quindi alle cosiddette colombe), dall'altra ripete esattamente quel concetto su cui tanto spingono in questi giorni i falchi: «Gli italiani non mangiano pane e legge elettorale, parliamo dei problemi veri come le tasse e la ripresa del lavoro». Quasi la stessa frase con cui martedì scorso Denis Verdini aveva affondato i colpi durante la riunione congiunta dei gruppi parlamentari. Insomma, sarà pur vero - come assicura Berlusconi durante La telefonata su Canale5 - che «non c'è alcuna divisione dentro il Pdl». Perché, spiega, «non ci sono falchi e colombe» visto che «noi sosteniamo il governo con convinzione e spingiamo sui nostri obiettivi» e «il nostro è solo gioco di squadra». Ma certo è sotto gli occhi di tutti che il governo di cui Alfano è vicepremier preferirebbe dal Pdl posizioni più morbide, soprattutto su quei temi economici che nel Pd rischiano di aprire fronti pericolosi. E su questo il Cavaliere - pur ribadendo pieno sostegno e lealtà a Letta - non ci sente. Perché, è il senso dei suoi ragionamenti, possiamo anche pagare dazio per il governo di larghe intese ma non per aver fallito quei risultati che avevamo promesso al nostro elettorato. Ecco perché Berlusconi lo ripete anche nella sua prima uscita pubblica dopo una settimana esatta di black out. «Tutti gli italiani - spiega durante la trasmissione di Maurizio Belpietro - lo attendono alla prova dell'economia. Con l'abolizione dell'Imu, il non aumento dell'Iva, la riforma di Equitalia e la detassazione dell'economia. Noi spingiamo e insistiamo per uno shock positivo che serva all'economia». È su questi punti - spiega il leader del Pdl nelle sue conversazioni private - che dobbiamo insistere. «E - aggiunge - lo dobbiamo fare restando uniti e senza incertezze, soprattutto adesso che il Pd è allo sbando alle prese con Renzi e il M5S se la deve vedere con le follie di Grillo». Tutti e due, a modo loro, «due matti».
Poi, il capitolo Ruby. Con il Cavaliere che passa il tardo pomeriggio a leggere la requisitoria di Sangermano. L'umore non è dei migliori. Anzi - con buona pace della cosiddetta «iconografia ufficiale» - Berlusconi è letteralmente fuori dalla grazia di Dio. Convinto che se si è arrivati a chiedere addirittura sette anni per Minetti, Fede e Mora è solo per «preparare il terreno per l'assalto finale».
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