Cappi, cartelli, striscioni, risse, occupazioni, sfida ai regolamenti. Dalla Prima alla Seconda Repubblica - con gradazioni più marcate in quest'ultima - il Parlamento è stato spesso un teatro tutt'altro che istituzionale. Dal deputato barricadero o stile Hulk Hogan al senatore imbavagliato passando per il folklore, il simbolismo e il parossismo. Abbiamo già visto tutto negli ultimi 60 anni. L'ultima minaccia di occupazione delle Camere da parte del Movimento 5 Stelle rappresenta dunque solo la punta di un iceberg colmo di episodi simili, se non peggiori.
Una protesta speculare venne realizzata nel giugno 2010 dai senatori Idv che si barricarono a Palazzo Madama contro “il dittatore Berlusconi” (Di Pietro dixit) e contro il ddl sulle intercettazioni. Tra le fila del partito dell'ex pm c'era il "ribelle" Franco Barbato, che più volte e per motivi disparati presidiò l'Aula da solo, quasi fosse l'ultimo guardiano, e che fu protagonista di una rissa con alcuni deputati del Pdl finendo in ospedale dopo essere stato colpito da un pugno.
Idv, Radicali e Lega Nord fanno a gara per veemenza e modalità di protesta. Indimenticabile il cappio impugnato dal leghista Luca Leoni Orsenigo e sventolato davanti ai banchi del governo. Così come passarono alle cronache le prime pagine della Padania col titolo “Fuori dalle balle” sventolate mentre i parlamentari del Carroccio circondavano i banchi del governo di centrosinistra. In quell'occasione, era il 2007, l'ufficio di presidenza sospese 14 deputati della Lega per dieci sedute. Un record, in negativo. Non sono da meno i Radicali, i cui deputati, nell'ottobre 2008, protestarono per l'immobilismo del Parlamento sull'indicazione del membro laico della Corte Costituzionale. Fu necessario l'intervento dei questori che li portarono via a braccia.
Nello stesso anno, il deputato de La Destra, Teodoro Buontempo si barricò in Aula fino a tarda sera per chiedere che Prodi andasse a riferire alla Camera sul caso Mastella. Buontempo ebbe un malore e fu soccorso dai medici di Montecitorio. Ma il deputato de La Destra fece parlare di sé anche un'altra volta quando, nel 1993, si presentò in Aula cercando di parlare con un megafono. All'ordine di consegnarlo, scappò a gambe levate per le scale rincorso dai commessi. Una scena da Forrest Gump.
Quando si supera la protesta, si passa alla rissa. Ne sa qualcosa Nuccio Cusumano aggredito dal capogruppo dell'Udeur al Senato Tommaso Barbato. Così come ne sanno qualcosa gli occhiali di Sgarbi, frantumati in Aula nel 1996 dopo uno scambio di strattoni tra il leghista Cavaliere e il deputato Giovine.
Ma i primi casi di wrestling si ritrovano già fin dagli inizi della Repubblica. Era il 1949 quando il deputato del Pci, Giuliano Pajetta, (fratello del celebre Giancarlo) alla fine del voto sull'adesione dell'Italia alla Nato si scagliò contro un collega. Nell'emiciclo volò pure un cassetto. Animi caldi anche tra le fila democristiane. Nel 1952 il deputato Albino Stella si gettò contro il monarchico Ettore Viola raggiungendolo con un pugno. Ma forse, la prima vera rissa di dimensioni epiche si registrò a seguito dell'approvazione della Legge truffa al Senato. Era il 1953 e a Palazzo Madama successe di tutto: volarono cassetti, banchi, e il ministro Randolfo Pacciardi venne ferito.
Un'altra battaglia venne innescata durante la discussione sullo scioglimento delle associazioni segrete dal radicale Tessari che si scagliò contro un questore del Pci, e poi coinvolse i parlamentari di entrambi gli schieramenti.
Nel 1997 invece la Camera rischiò di prendere fuoco. Deputati leghisti si scontrarono con omologhi comunisti. Vennero bruciati alcuni documenti e rotti diversi portaceneri. Anche se, per fortuna non si arrivò allo scontro fisico, vanno rammentate poi alcune storiche risse verbali. Come quella tra Marco Pannella e il presidente del Senato Oscar Luigi Scalfaro avvenuta nel 2006. Il leader dei Radicali si sistemò nella prima fila del pubblico e cominciò a urlare “Viva la democrazia, viva la Costituzione. Ci sono otto senatori che sono stati cancellati”. La risposta di Scalfaro fu lapidaria: “Quel signore vada via. Si faccia prima eleggere. I miei migliori auguri”.
Ci sono state poi proteste simboliche e a tratti paradossali. Come quella dei Verdi che esibirono in Aula, per protestare contro la caccia, due falchi pecchiaioli abbattuti dai bracconieri. O come quella singolare del deputato comunista Massimo Serafini che non accettò la multa presa col suo scooter posteggiato in un vicolo adiacente a piazza Monte Citorio. Nel 1999 pretendevano privacy i deputati della maggioranza di sinistra a cui le telecamere presenti in tribuna stampa proprio non andavano giù. “Si chiama libertà di informazione”, rispose il presidente della Camera, Luciano Violante. Nel 2003, i deputati del Carroccio si presentarono con una fascia nera al braccio in segno di lutto per protestare contro l'”indultino”. Alessandra Mussolini si lamentò nel 2008 perché “Borghesi parla piano”.
Ci fu poi il deputato Pdl Marco Zacchera che intervenne alla Camera per denunciare il fatto che “troppi colleghi hanno preso l'abitudine di fumare nei locali prospicienti l'aula”, non rispettando la legge in vigore. Il senatore di Forza Italia, Salvatore Lauro, arrivò a imbavagliarsi perché - a suo dire - il presidente del Senato non lo fece intervenire in Aula. E lo stesso Lauro anni dopo portò una bottiglia di vetro in aula per dimostrare di non essere un “pianista” (cioè uno che vota anche per altri colleghi assenti).
Infine, come non citare lo spumante stappato e la mortadella (in riferimento a Romano Prodi) mangiata in Aula dal deputato di An, Nino Strano, per festeggiare la caduta del governo di centrosinistra? Di sicuro irriverente, ma sempre meglio di una rissa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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