Roma - E se quello che ci aspetta fosse un autunno elettorale? Nella guerra del cerino tra i due principali partiti che sostengono il governo Letta nessuno lo ammette apertamente, perché ciascuno vorrebbe attribuire all'altro la responsabilità della caduta dell'esecutivo, ma ci si sta già preparando alla battaglia elettorale. In questi giorni a Palazzo Chigi girano visi lunghi che nemmeno le imminenti vacanze riescono a illuminare.
Tante le incognite, certo. Ma una la consapevolezza, più forte di tutto: nel governo delle larghe intese non ci si intende quasi su nulla, ormai. Prendete l'Imu. Ieri mentre Renato Brunetta spingeva forte sulla cancellazione, il viceministro dell'Economia in quota Pd Stefano Fassina, definiva «profondamente iniquo sul piano sociale e radicalmente sbagliato sul piano macroeconomico dedicare risorse alla cancellazione dell'Imu sulla fascia di immobili di maggior valore». Chiamiamole larghe imprese.
Il premier non è più così convinto di andare avanti a ogni costo. Lui sa che la sua strada è disseminata di mine. La più carica si chiama Silvio Berlusconi, che formalmente ha blindato Palazzo Chigi ma è già pronto a switchare in modalità elettorale e all'uopo non fa che commissionare sondaggi per capire che risultato potrà attendersi con la nuova Forza Italia magari a guida Marina B. Prima, però, il Cav attende dal Quirinale un segnale chiaro sulla sua cosiddetta «agibilità» politica entro il 16 agosto. Se, come pare probabile, questo non dovesse arrivare, inizierà le manovre. A settembre, con la riapertura delle Camere, tornerà a riunirsi la giunta per le immunità del Senato che deve decidere sull'eventuale decadenza del Cav da senatore. Berlusconi avrà poi venti giorni per presentare le sue memorie difensive e si arriva al 29. Nel frattempo il 16 settembre, con la fine del periodo feriale del Tribunale, inizia a decorrere il periodo di 30 giorni perché Berlusconi possa chiedere le misure alternative al carcere. Se il Cav si prenderà tutto il tempo - e sarà così - solo dal 15 ottobre la pena potrà essere eseguita. Probabile la richiesta di detenzione domiciliare che dovrà essere valutata dal Tribunale di sorveglianza. Una bomba a orologeria.
Ci sono poi le trappole economiche. Dell'Imu e delle visioni radicalmente diverse di Pdl e Pd abbiamo detto. Il governo Letta si era impegnato a varare entro fine agosto la riforma della tassazione sugli immobili. Di sicuro il 16 settembre, se non sarà stata trovata una soluzione, verrà scongelata la prima rata dell'Imu messa in freezer dal governo a maggio. E si sa, per il Pdl lo sbianchettamento della tassa sulla casa (anche sulla prima) è un totem. Il 30 settembre poi è l'ultimo giorno per scongiurare l'aumento di un punto dell'Iva, dal 21 al 22 per cento. Un altro nodo che viene al pettine per Letta e soci.
Certo, c'è l'ostacolo della legge elettorale: andare al voto con il Porcellum significherebbe probabilmente rinunciare a ogni chance di governabilità e fare il gioco del M5S che vuole accelerare il collasso del sistema. Una delle più candide colombe del Pdl, il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello, ha avvertito però i naviganti che se il Porcellum non verrà modificato non si potrà andare al voto prima della sentenza della Corte Costituzionale del prossimo 3 dicembre sulla legittimità dello stesso. Ma, magia! Ieri il Senato ha trovato il pulsante del turbo approvando richiesta di esaminare con urgenza la riforma della legge elettorale.
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