O rmai Rambo non tira più e così l'azienda americana produttrice di armi, ArmaLite Inc, per promuovere i suoi fucili, ha lanciato una campagna pubblicitaria choc: il David di Michelangelo che impugna un fucile di precisione, modello AR50A1, con binocolo, cinque colpi in canna e calcio in alluminio.
La pubblicità ha suscitato indignazione per l'uso disinvolto dell'opera di Michelangelo: la soprintendente del Polo museale fiorentino Cristina Acidini ha annunciato che diffiderà l'azienda dal continuare a divulgarla; gli uffici preposti alla tutela hanno precisato che per sfruttare il David è necessaria, oltre a una richiesta ufficiale (mai pervenuta) e al pagamento di un canone, «una valutazione della congruità dell'immagine, che deve rispettarne la dignità culturale»; e per far capire che la dignità culturale non c'è, arrivano le dichiarazioni di Angelo Tartuferi, direttore della Galleria dell'Accademia in cui è preservata l'opera di Michelangelo: «Non avrei mai dato il mio assenso». Critico anche il filosofo e assessore fiorentino Sergio Givone: «Sarebbe giusto chiedere un risarcimento. Quella pubblicità è un oltraggio forte, come prendere la statua a martellate». Netto anche il giudizio del ministro per i Beni culturali Dario Franceschini: «L'immagine pubblicitaria del David armato offende e viola la legge. Agiremo contro l'azienda americana che deve ritirare subito la campagna».
La polemica ricorda quella sulla pubblicità della Regione Calabria del 2011. Lo spot ritraeva i Bronzi di Riace mentre uscivano dal museo come fossero «bulli» o «giovanottoni volgarissimi e abbronzati», addirittura «sbronzi», scrissero i giornali. Si schierarono (contro) opinionisti importanti come Salvatore Settis e Gian Antonio Stella.
L'indignazione generale è giustificata? In questo caso si è davvero varcato un limite? Le procedure vanno rispettate con scrupolo: questo è fuori discussione. Invece è lecito porsi qualche domanda su cosa si intenda per utilizzo «consono» e «rispettoso» della dignità di un'opera.
Per restare a Michelangelo, sul Giudizio Universale della Cappella Sistina si sono esercitate generazioni di pubblicitari, con i risultati più vari, e sulla Creazione di Adamo si sono viste le sperimentazioni più urticanti. Lo stesso David non è un novellino: qualcuno gli mise un paio di braghe alla moda.
La Notte stellata di Vincent Van Gogh è servita ad uno spot della Rai tra una reclame di detersivi e una di colla per dentiere. Vogliamo ampliare il discorso e proseguire passando alla pura e semplice storia dell'arte? È rispettosa la Gioconda con i baffi di Marcel Duchamp? E quella obesa di Botero? È consona la Venere di Milo traforata di cassetti da Salvador Dalí? Il celebre quadro giovanile di Pablo Picasso, Scienza e carità, che mostra un morente sul letto, è stato parodiato molte volte, nell'ultima delle quali il moribondo aveva la faccia di Berlusconi.
I capolavori devono essere garantiti nella loro integrità fisica, e per questo servono tutori e soprintendenti. Quanto alla loro immagine, forse è meglio che non ci siano funzionari a decidere cosa sia «consono» e «rispettoso».
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