Un ddl per togliere i poteri alle Province. Forse è la volta buona che le cancellano

Dopo il colpo di mano della Consulta, il governo approva il ddl che rivede e, al tempo stesso, svuota parte dei poteri delle Province in vista dell’abolizione dalla Costituzione

Un ddl per togliere i poteri alle Province. Forse è la volta buona che le cancellano

Forse questa è la volta buona. Forse il governo riesce, una volta per tutte, a far piazza pulita delle Province. Forse, dopo il colpo della Corte costituzionale che ai primi di luglio aveva bocciato il riordino voluto da Mario Monti, il Consiglio dei ministri riesce a rimettere la politica al centro approvando il disegno di legge che riguarda "Città metropolitane, Province, Unioni e fusioni di Comuni". Un provvedimento teso a rivedere e, al tempo stesso, svuotare parte dei poteri delle Province in vista dell’abolizione dalla Carta costituzionale.

La Provincia è il vero immortale tra gli enti dello Stato. Sopravvive sempre. Adesso, però, sembra che l'esecutivo voglia fare sul serio e, con tre mosse, cancellare quello che per molti non è altro che un inutile e costoso cuscinetto tra i Comuni e la Regione. Nonostante la determinazione bipartisan di cambiare la Costituzione, le Province sono riuscite a riprodursi nel corso degli anni. Manco avesse la bacchetta magica, il legislatore è riuscito a farle passare dalle 58 istituite nel 1861 alle 89 del secondo dopoguerra alle 110 attuali. Con un piccolo accorgimento: si ragiona su 107 Province dal momento che Aosta, Bolzano e Trento sono di fatto Regioni. Come promesso qualche settimana fa dal premier Enrico Letta, il ddl è solo la prima di tre mosse che dovrebbero portare alla cancellazione definitiva dell'ente cuscinetto. Il condizionale è d'obbligo. Perché finché non saranno sbianchettate dalla Carta, le Province continueranno a esistere e, soprattutto, a costarci un capitale. "Si è annunciato troppe volte in questi mesi l'abrogazione delle province - aveva spiegato lo stesso Letta - ma fino a che la parola rimane in Costituzione l'intervento finisce in un vicolo cieco. Noi cancelliamo la parola stessa". Proprio per questo bisognerà mettere mano al primo comma dell'articolo 114 della Costituzione. Si passerà dalla formulla "La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato" a "La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Regioni e dallo Stato". Tutto qui? Non proprio. Perché bisognerà modificare tutti i commi della Costituzione (e sono ben tredici) in cui vengono anche solo menzionate le Province.

Dopo l’odierno passaggio in Consiglio dei ministri, il ddl che in 23 articoli "svuota" i poteri delle Province e che prevede la nascita delle città metropolitane e la riorganizzazione delle unioni e delle fusioni dei comuni passerà all’esame della Conferenza unificata e, dopo quel vaglio, tornerà nuovamente al Consiglio dei ministri per il varo definitivo. "Il testo ha l’obiettivo di sistemare e gestire la transizione in attesa che il Parlamento approvi il ddl di abolizione delle province - ha spiegato Letta - il percorso di riforma costituzionale è complesso e prende tempo, nel frattempo ci sono alcuni avvenimenti in corso che hanno bisogno di essere gestiti". L'erario pubblico dovrebbe, invece, trarre subito i primi benefici.

Secondo i conti fatti dal ministro per gli Affari Regionali Graziano Delrio, con l’eliminazione delle Province si risparmierà oltre un miliardo. Il personale politico vale 120 milioni di euro di risparmi, mentre con l’accorpamento delle funzioni i risparmi saranno subito di circa 700 milioni.

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