De Benedetti «vota» il segretario «Ma il miglior premier è Monti»

De Benedetti «vota» il segretario «Ma il miglior premier è Monti»

RomaDa tessera numero uno del Pd, sottoscritta idealmente quando molti credevano in una rivoluzione americana della sinistra italiana, a sostenitore del ritorno all'ortodossia socialdemocratica, che di primarie e cambiamenti troppo radicali non ne vuole sapere. Carlo De Benedetti ha cambiato idea.
Il presidente onorario della Cir, editore di Repubblica lo dice chiaramente: se fosse dipeso da lui, la scelta del leader del Pd sarebbe avvenuta con i vecchi metodi. Niente primarie, le carte le deve dare il partito: «Lo Statuto prevede che il segretario sia il candidato premier - ha detto ieri al Collegio di Milano - e a sei mesi dalle elezioni questo gran bordello non mi pare stia dando grandi frutti».
Il bordello al quale fa riferimento De Benedetti sembra quello creato dalla candidatura di Matteo Renzi. Pochi giorni fa il sindaco di Firenze era già stato attaccato da Eugenio Scalfari, che gli aveva affibbiato il massimo marchio di infamia dalle parti di Repubblica. In sintesi, Renzi è peggio di Bettino Craxi. Poi non appartiene alla tradizione della sinistra italiana.
De Benedetti preferisce tessere le lodi di Pier Luigi Bersani. Due anni fa, nel libro intervista di Paolo Guzzanti, lo aveva definito un «leader totalmente inadeguato», che «ha fatto tantissimi errori e non capisce la sua gente». Ieri, invece, l'imprenditore ha ufficializzato il sostegno al segretario democratico basandosi proprio sulle qualità politiche e personali di Bersani. «Mi auguro che vinca - ha detto parlando agli studenti del Collegio di Milano - perché lo conosco da anni. È una persona equilibrata e saggia, che non ci porterebbe verso nessuna avventura».
La speranza di De Benedetti è che Bersani favorisca un cambiamento generazionale del Pd, ma non in modo traumatico. «Penso che Bersani debba scrollarsi di dosso una nomenklatura che lo ha condizionato e che è stata assolutamente negativa per il Paese. Penso che lo farebbe e mi auguro che lo farà. Però i cambiamenti difficilmente avvengono in maniera efficace se non sono ordinati. Non sono per le rivoluzioni, perché richiedono un tempo lungo per tornare alla normalità».
Un traghettatore tranquillo, che non stravolga la sinistra italiana. L'importante è che non si faccia troppe illusioni su Palazzo Chigi. Su quello l'imprenditore sembra più tiepido. De Benedetti si dice «assolutamente convinto» che Bersani farebbe bene come primo ministro, ma anche come «persona politica di grande rilevanza nel prossimo governo». Il fatto è che le sue preferenze sono per un secondo mandato a Mario Monti. «Il mondo oggi - ha sottolineato De Benedetti - non capirebbe se Monti non continuasse nel suo lavoro. Ci verrebbe posta una domanda: ma come è possibile che lo mettiate da parte?».
Il governo tecnico per De Benedetti ha fatto «il meglio che poteva fare. Siamo in una democrazia parlamentare e le forze politiche hanno idee molto diverse. Il mio giudizio complessivo - conclude - è totalmente positivo». Bene la riforma delle pensioni che ci ha dato «il migliore sistema pensionistico del mondo occidentale», nonostante la «gaffe colossale» degli esodati. Bravo Monti, anche rispetto all'ultimo governo di centrosinistra, che ha mancato di coraggio. Comunque Monti «se viene giudicato per la missione che gli è stata affidata da Napolitano e dal Parlamento, credo abbia operato benissimo».
Il presidente onorario della Cir racconta poi un retroscena che riguarda il cancelliere tedesco Angela Merkel e il nostro presidente del consiglio. «È un aneddoto, non una barzelletta - ha precisato - quelle le racconta Berlusconi. L'ambasciatore mi ha raccontato che, la prima volta che la Merkel ha incontrato Monti, ha preso il telefono e lo ha chiamato. Gli ha detto che era un uomo straordinario, un uomo con cui si può discutere seriamente. La seconda volta che ha incontrato Monti, ha rifatto la telefonata all'ambasciatore, confermando la sua opinione su Monti, uomo straordinario.

La terza volta, Merkel lo ha chiamato ancora, ma gli ha detto: “Per favore, non mi organizzi più incontri con Monti. Siccome mi pone problemi economici cui io, per la mia formazione, non so rispondere, non facciamone più”».

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